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Stato emotivo di repulsione e di apprensione in prossimità di un vero o presunto pericolo

Oppure anche

Spesso, spec. nel linguaggio famigliare, si riduce a esprimere il semplice timore di uno sviluppo o di una conseguenza sfavorevole

Bene. Che si tratti dell’una o dell’altra, ormai da tempo non ho paure di sorta, fatta eccezione per quella che possa capitare qualcosa di male – di qualsiasi cosa si tratti – alle persone che amo. Non ho paura di affrontare i problemi, altrimenti avrei fatto un altro lavoro. Non ho paura di dire alle persone ciò che penso di loro, perché credo sia la base dell’onestà nei rapporti. Non ho paura di riconoscere errori nelle scelte che ho compiuto, sebbene cercando di contestualizzarle e di spiegare il perché siano state da me compiute proprio in quel particolare modo. In tutta onestà, poi, non ho paura di ammalarmi o di morire – e già da parecchio tempo – perché sono cose che fanno parte dell’ineluttabile e, a meno di rari casi, capitano quando devono capitare – sì, c’è un principio di fatalismo – e di sicuro non si esorcizzano con la paura.

Oggi, però, ho paura. Ho paura dell’essere umano. Ho paura delle certezze radicate che spingono a non ascoltare nemmeno l’altro. Ho paura dei tuttologi – che proprio devono dire la loro anche se non conoscono l’argomento del quale si stia parlando. Ho paura di chi è in grado solo di criticare. Ho paura di chi, nel momento in cui si debba procedere pragmaticamente, filosofeggiano di ideali assolutamente condivisibili ma non percorribili. Ho paura di chi non vuole essere controllato in ciò che fa. Ho paura di chi oggi dice una cosa e domani afferma l’esatto contrario solo perché gli torna comodo fare così. Ho paura di chi aizza e ho paura di chi si fa aizzare. Ho paura di chi non pensa mai con la propria testa, ma anche di chi pensi solo con essa. Ho paura di chi agisce senza pensare alle conseguenze. Ho paura di chi occupa posti di rilievo e parla senza considerare che, in quel momento, assurge a modello per qualcuno. Ho paura di chi dice o pensa “Ma sì, chi se ne frega!”. Ho paura di chi non è in grado di comprendere dove finisca la propria libertà e dove cominci quella dell’altro – chiunque sia l’altro. Ho paura di chi non ha paura – e mi rendo conto che possa sembrare un paradosso, ma non lo è. Perché ho paura anche di me. Ho paura dell’ignoranza e dell’analfabetismo funzionale. Ho paura di quelli che guardano il dito quando il saggio indica la luna. Ho paura di chi non abbia elasticità mentale. Ma anche di chi ne abbia troppa. Ho paura di chi giudica. Di chi parla con disprezzo. Ho paura di chi “Ah, io avrei fatto sicuramente meglio!”. Ho paura di chi non rispetti l’altro, ma pretenda rispetto. Ma anche di chi semplicemente non rispetti l’altro. Ho paura di un sacco di cose, insomma. Ho paura di chi ha critiche, ma mai soluzioni.

Ho paura, soprattutto, di non essere in grado di raccontare ai nostri figli e a tutte le Ragazze e i Ragazzi che hanno avuto la sorte (non sta a me dire se buona o cattiva) di nascere in questo particolare periodo storico e sociale che no, questa non è la società nella quale vorrei che crescessero. E, badate bene, non è un giudizio, ma una valutazione. Ho paura di non saper comunicare loro quei valori che possano renderli capaci di cambiare in meglio il mondo che li circonda. Ho paura di non essere un buon padre e di non essere un buon adulto di riferimento.

Ho paura, e tanta, che quello che stiamo vivendo oggi non cambierà in meglio l’essenza dei singoli, ma anzi aumenterà l’aspetto egocentrico ed egoistico, perché “chi se ne frega, basta non succeda a me!”.

Ho paura, insomma, che il mondo che sarà nelle mani dei nostri figli sia irrimediabilmente compromesso. Ho paura per loro. E per i loro figli. Per me, non più. Forse perché sono consapevole del fatto che, purtroppo, se tante cose non funzionano, la responsabilità è anche e soprattutto di quelli della mia generazione. Forse perché, per poter tentare ancora un colpo di coda che faccia migliorare la situazione, di paure non bisogna averne.

One Reply to “Paura”

  1. Confessare le proprie paure credo sia un atto di estremo coraggio ma anche una forte ammissione di solitudine. Il Suo scritto risulta assai intimistico, a mio avviso, è per questo bellissimo

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