Riprendo queste considerazioni che hanno visto la luce qualche anno fa, più precisamente nel luglio del 2007… a Voi per eventuali considerazioni!
Mi sto sempre più rendendo conto che spesso, nella vita, mi viene voglia di utilizzare questa frase resa famosa da più d’un gioco a premi… senza dimenticare il mitico jolly di “Giochi senza frontiere”, che consentiva di prendere lo stesso punteggio della squadra sulla quale si scommetteva…
Al di là dei ricordi (devo dire piacevoli), che mi si stanno illuminando in testa, devo proprio considerare che il concetto di Jolly, nell’accezione di “scorciatoia”, è decisamente utile, se non altro dal punto di vista del morale… credo sia come essere sicuri di poter sempre avere una via d’uscita (d’emergenza), anche nelle situazioni peggiori. Il fatto è che, in un utilizzo accorto del Jolly, ciò che si rischia di fare è di… Non giocarlo mai! Non so se questo sia un pensiero diffuso, ma… la forza del Jolly sta proprio nel suo possesso, non nel suo utilizzo…
«Ho deciso che scalo l’Everest… Tanto ho il Jolly!»
Già… e se, anche, a metà del percorso mi trovassi in ambasce, non lo giocherei quasi di sicuro, perché da lì alla vetta chissà quante altre difficoltà, sicuramente maggiori, potrei trovare…
Così, metro dopo metro, fatica dopo fatica, si arriva in cima senza utilizzarlo… per poterlo ancora avere alla prossima sfida…
Insomma, una sorta di talismano, di portafortuna, un qualcosa che ti consenta di cadere in piedi… ma dove sta scritto che si debba per forza cadere?