Anche questa poesia fa parte di “Pensieri Notturni Disordinati” (acquistabile qui). Buona lettura!
Uno sguardo
Il traffico delle sei e mezza
mi imbriglia, mi frena.
Verde, giallo.
Prima che possa passare, il rosso.
Incolonnato, stanco.
Anche un po’ arrabbiato.
Stanco, per il troppo lavoro.
Arrabbiato, per le cose che vanno storte.
Penso. Sono fermo e penso.
Penso ai miei problemi, al fatto che, domani,
dovrò, dovremo, combattere altre mille battaglie,
inghiottire amaro…
Già: per evitare che una battaglia
sfoci in una guerra.
Per far sì che coloro davanti ai quali ci troviamo
non abbiano di che lamentarsi…
All’improvviso, tra i miei cogiti,
uno sguardo.
Penetrante. Intenso.
Non più di due secondi. Interminabili.
Tutto muta.
Vedo le battaglie, quelle vere.
Quelle che, armi in pugno, sono combattute
da chi il lavoro non ce l’ha.
Vedo la guerra.
Una guerra stupida. Una guerra inutile.
Una guerra assassina, sterminatrice.
La guerra di chi è potente.
Puttana di lusso, si è portata là,
sullo scalino più alto.
Decide.
Prostituisce gli altri.
Uno sguardo.
Penetrante. Intenso.
Mi apre in due.
Mi rende partecipe di una desolazione che va al di là della morte.
Mi fa vedere,
attraverso gli occhi di chi è bambino solamente per l’anagrafe,
un mondo nel quale si può essere felici
per il semplice fatto di essere ancora in vita.
E nel proprio pianto, lo stesso pianto
che ha rigato quel volto bello nonostante la sofferenza,
piangere per chi non ce l’ha fatta,
piangere sapendo che la fine è più vicina che altrove.
Uno sguardo.
Penetrante. Intenso.
Una mano tesa.
Il finestrino che scende.
Non so perché, ma dopo quelle mille lire,
dopo il ritorno ai miei pensieri, alle mie rogne,
al mio domani da combattere o da godere,
mi sento un po’ più puttana anch’io.
© Roberto Grenna – Riproduzione vietata