Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”, che è acquistabile qui. Buona lettura!
«Davvero? Fantastico! Un anno risparmiato! Non sei contento?»
«Sì. Molto.»
«Non è che lo dimostri molto, a dire il vero! Cosa c’è che non va?»
«Niente! Niente di particolare. È solo che, tra esami e visite, mi è venuto un terribile mal di testa e non vedo l’ora di essere in una stanza buia, coricato.»
«Volevo andare a festeggiare questa bella notizia, ma, visto che non stai bene, provvederemo sabato! Di’ un po’: come mai ti hanno lasciato a casa?»
«La testa.»
«Perché avevi mal di testa? Credevo ci volesse qualcosa di più per…»
«Ma no! Cosa hai capito? Per quella visita dallo psichiatra. O, almeno, credo. Per il resto, non ho grossi problemi. Non porto occhiali, sento benissimo, peso e torace sono a posto. L’unica cosa erano le lastre ai polmoni. Il radiologo, mentre me le faceva, si è lasciato scappare un “Fuma, fuma”. Credeva che non lo sentissi. Per tutta risposta, uscendo dalla sala delle radiografie mi sono subito acceso una sigaretta. Alla faccia sua!»
«Sei proprio un fenomeno!»
Era stata proprio la testa a farmi riformare. Avevo portato tutta la documentazione delle cure seguite per due anni e degli scarsi risultati ottenuti. Il test psicologico, poi, aveva fatto il resto.
«Alla domanda “Qualche volta vorrei essere morto” ha risposto “Vero”. Come mai?»
«Perché è vero. L’ho pensato spesso e ancora lo penso. Non credo che la morte sia poi tanto diversa dalla vita.»
Era stata l’ultima frase prima che mi liquidasse. Il fatto che non debba fare il militare, allo stato attuale delle cose, è abbastanza insignificante. Tutto, allo stato attuale delle cose, è insignificante. Sono sempre più stanco. La mia testa non risponde più come dovrebbe. I ricordi, decisamente nitidi fino ad ora, stanno via via annebbiandosi. Degli anni passati con Mara, ora come ora, mi sovvengono solamente i viaggi, i momenti passati insieme, da soli, e poco altro. Non riesco a capire. Magari dovrei solo mangiare qualcosa. In fondo, fino ad ora ho solamente bevuto e fumato, null’altro. Forse potrei mangiare un po’ di zucchero. Mi darebbe subito quell’energia, se così la si può chiamare, che sta venendo meno. Forse mi darebbe la forza per guardare ancora, a fondo, dentro di me. Ciò che ho trovato fino ad ora, purtroppo, suona come una condanna. E dire che, fino a poco tempo fa, riuscivo a trovare una giustificazione ad ogni mio comportamento, riuscivo a perdonarmi qualunque cosa. Qualunque cosa gli altri non mi perdonassero. Fino a poco tempo fa, fino a quella notte, non avevo più conosciuto il rimorso. Non solo: non mi ero neppure mai domandato «Sarà giusto ciò che sto facendo?» No! Una sola certezza: non potevo sbagliare. A crearmi questa convinzione, forse, anche il comportamento di Mara. Sempre più dolce, sempre più accondiscendente. Sempre più innamorata, oserei dire.
© Roberto Grenna – Riproduzione vietata