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Ebbene sì… per chi lavora nella scuola, il 31 agosto è paragonabile a San Silvestro. Niente veglioni, niente brindisi. Semplicemente, un anno (annus horribilis) esce di scena, lasciando spazio al successivo, che immancabilmente inizia con tante incognite e poche certezze.

Una certezza sulle altre: l’impegno di tutte le persone che credono nella scuola e nel suo ruolo di palestra di vita e di formazione a tutto tondo. Nonostante l’incertezza di protocolli in continua variazione, di forniture incerte di materiali, di spazi da trovare, di dispositivi di protezione più o meno amati da utilizzare, le persone che lavorano in questo mondo così strano e così diverso da tutti gli altri non hanno avuto sosta e hanno cercato di porre in essere tutto quanto nelle loro possibilità per arrivare pronti al primo giorno di lezione.

Anche nella scuola che dirigo ci sono stati parecchi contrattempi che, a mero titolo esemplificativo, non ci hanno consentito di partire con i corsi di recupero nei tempi e nei modi programmati a suo tempo. Ma ciò non significa che non ci saranno: abbiamo, anzi, tratto spunto da queste difficoltà per creare una situazione – che speriamo di poter mantenere – nella quale il supporto a chi è più in difficoltà si protrarrà per più tempo. Anche tutto l’anno, se sarà necessario.

Non faremo il tradizionale collegio del primo settembre – rimandato al giorno undici – per consentire a chi lo vorrà di svolgere il test sierologico (sul quale mi ero già dilungato qui) e per fare in modo che i protocolli che dovranno scandire i nostri tempi nel prossimo futuro possano essere condivisi con tutti gli attori di questo grande kolossal.

Sarà un anno complesso, probabilmente complicato, sicuramente denso di lavoro e di grane da risolvere. Sarà un “capodanno” diverso dal solito, decisamente più vuoto senza il primo collegio e senza tutte le attività che facevano capire anche ai non addetti ai lavori – quelli che pensano che le scuole stiano chiuse tre mesi – che la vita scolastica è ripresa. Anche se, in realtà non si è mai fermata. Quest’anno, meno che mai.

Sarà un “capodanno” anche avvolto dalla preoccupazione – ancor più degli altri anni – di essere all’altezza della situazione, perché la buona volontà e l’impegno non sempre bastano a garantire la riuscita. Sarà, stranamente per il sottoscritto – abituato da sempre a tracciare bilanci, in questo giorno – un “capodanno” nel quale gli aspetti legati al futuro avranno il sopravvento da subito su quelli legati al passato.

Perché il futuro è la scuola. Il futuro sono le nostre figlie e i nostri figli. Il futuro è oggi. E non è uno spot pubblicitario.

Nella speranza che dopo l’annus horribilis arrivi, quasi sorprendendoci, un annus mirabilis

One Reply to “Capodanno”

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