… occhio croce… trentasei ore all’accoglienza dei primi gruppi di Studentesse e Studenti. Le nostre nuove classi prime, che entreranno in due tranche, una alle 8.00 e una alle 9.00. Finalmente, la Scuola riprenderà il suo senso, intesa come luogo. Come comunità, nei mesi del lockdown, c’è stata eccome. C’è stata tanta unità d’intenti, tanta voglia di rendersi utili reciprocamente, di affrontare insieme quel periodo unico nella vita di molti di noi. E che, lo speriamo, unico rimanga.
Ma… c’è un “ma”… più ci stavamo avvicinando al momento del rientro, così tanto voluto dalle alte sfere del Ministero e così tanto preparato dagli addetti ai lavori – categoria alla quale umilmente appartengo – più le polemiche, gli egoismi, le proteste hanno preso forma. Non da parte dei ragazzi. Da parte di adulti che, a diverso titolo, sono coinvolti da questa ripartenza. Con una costante, da non dimenticare MAI: la ripresa è possibile solamente se si rispettano tutte le regole che ciascuna Scuola ha predisposto per gestire gli accessi e la permanenza nei propri locali. Ci sono LEGGI, PROTOCOLLI, VERBALI, DECRETI che dicono cosa si può fare e cosa no. Leggi, protocolli, verbali e decreti che le Scuole NON POSSONO MODIFICARE, ma solamente adattare alla propria realtà.
E così, c’è chi fa lezione per metà degli studenti per una settimana, mentre l’altra metà assiste da casa, per poi invertire i gruppi le settimana seguente. C’è chi fa entrare in presenza solo alcune classi, mentre le altre lavorano in DAD. C’è chi tenta di ripartire con tutti in presenza e si attrezza per raggiungere questo obiettivo. Ciascuno, compatibilmente con i propri spazi, le proprie risorse e le proprie valutazioni dei rischi, ha agito in coscienza e senza risparmiarsi. Soprattutto, ha offerto il meglio che potesse offrire, talvolta sacrificando spazi, risorse, persone per poter arrivare alla meta. NON “UNA SOLUZIONE”… LA MIGLIORE! La migliore che rispetti le regole e che consenta il miglior approccio didattico e di vita scolastica. La bella comunità che si percepiva nei mesi scorsi, purtroppo, sembra già essere venuta meno. I ringraziamenti per quanto fatto durante il blocco del Paese si sono trasformati in critiche feroci e – purtroppo – in alcuni casi anche in insulti. Soprattutto al lavoro di chi, senza sosta, ha cercato di armonizzare le norme nazionali con le esigenze locali. Soprattutto verso chi sta cercando, come sempre, di svolgere il proprio lavoro al meglio.
Beh… sapete che cosa Vi dico? Che continuerò a lavorare per dare il meglio alle Ragazze e ai Ragazzi che hanno scelto e sceglieranno la scuola che dirigo. Perché questo è il mio lavoro. Perché questo è il motivo per il quale dico che ho sposato la Scuola e a essa mi dedico con tutte le mie forze, trascurando i miei figli piccoli per essere all’altezza del mio compito coi figli altrui. Potranno insultarmi, bucarmi le gomme (come già successo tre volte), denunciarmi, ma io non mi arrenderò. Almeno fino a quando ci sarà una Studentessa o uno Studente che crede in ciò che faccio.
Grande
Onorata per esserti amica, non chiedo altro che finire la mia carriera scolastica con te come dirigente.
Grazie per l’ entusiasmo che trasmetti a tutti noi.
Loredana F.
Condivido!
Aggiungo che criticare è molto più facile che fare e anche che spesso chi grida allo scandalo non sa cosa dice e non risolve alcun problema.
Poi… Condivido la missione…!
I ragazzi prima di tutto! Anzi… sono loro l’unica cosa davvero importante.
Questa esperienza, questo universo senza certezze che inizieremo a percorrere da lunedì necessiterà di pazienza, comprensione, sensibilità e di intelligenza, intesa come buon senso, qualità che purtroppo non si trova spesso…
Buon inizio a tutti!