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Ci mancava anche la “guerra” tra Ministero e Regione per la misurazione delle temperature, presagio di altre novità che, a breve, scuoteranno come un olivo il mondo della Scuola piemontese. Non mi interessa schierarmi in alcun modo, ma mi pongo un paio di interrogativi da pubblico amministratore e da comune cittadino.

La misurazione della temperatura è un gesto non invasivo, se attuato con i termometri “a pistola”, come li chiamo io, che consente – qualora lo strumento sia di buona qualità e ben tarato – di identificare nel momento topico dell’ingresso a Scuola eventuali persone con stati febbrili. Il che non significa necessariamente Covid, ma semplicemente febbre. Che può essere causata da un banale raffreddore così come dalla peste bubbonica. E che, a rigore, dovrebbe obbligare a rimanere a casa e a letto, in attesa di consultare un medico. La mia esperienza come dirigente scolastico mi porta a dire che, purtroppo, molto spesso la Scuola viene vista come un parcheggio da parte di Genitori che, lavorando, non hanno la possibilità di tenere a casa i figli. Non mi è capitato solo una volta, infatti, di avere bambini della scuola dell’infanzia (!!!) lasciati come pacchi postali con la febbre oltre i trentotto gradi, il che mi spinge a dire che la misurazione della temperatura davanti all’Istituto Scolastico possa essere, di per sé, un ottimo aiuto nell’arginare la diffusione di malattie trasmissibili per via aerea o per contatto.

La misurazione a casa, d’altro canto, dovrebbe essere – proprio per quanto esposto nelle righe precedenti – un obbligo morale da parte di ogni Famiglia, nell’interesse della salute dei propri pargoli e di tutte le persone che possano entrare in contatto con loro. Come, giustamente – a mio avviso, faceva rilevare la Ministra Azzolina, chi ha la febbre non dovrebbe salire sul bus o muoversi in alcun modo (sì, lo so, la frase che è stata detta ha scatenato l’ilarità di molte persone, ma il concetto è sacrosanto e a quello faccio riferimento).

In mezzo a tutto ciò sta l’autocertificazione. Già lungamente contestata all’inizio dell’epidemia di SARS-CoV2 per la spiccata attitudine degli Italiani di raccontare un po’ quel che va loro, talvolta relegando buonsenso e doveri in posizioni di retrovia rispetto a egoismo e falsi diritti. Dico sempre che fidarsi del buonsenso degli Italiani è un po’ come fidarsi d’una pornostar (uomo o donna non ha importanza) che dichiari d’essere vergine (e i più attenti potranno ricordare che – nel nostro Paese – è successo che una in particolare abbia dichiarato anche questo).

Battute a parte, come genitore misuro la temperatura ai miei figli (sto attuando un transfer, in questo momento: la misura mia moglie, perché io sono già al lavoro da un po’ e non potrei farlo…) e sarei ben felice di sapere che a Scuola qualcun altro ripetesse lo stesso gesto. Insomma… credo che una cosa non debba necessariamente escludere l’altra e, onestamente, penso che in periodo difficile come questo tutto ciò che possa aiutare a evitare un contagio debba essere accolto con favore… no?

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