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Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”. Buona lettura!

Se ne andò senza dire una parola di più. Le faceva molto piacere dare una mano a quella ragazza che, come seppi solo tempo dopo, avrebbe tanto voluto come nuora. Passava un paio d’ore, talvolta anche tre, al giorno con lei, aiutandola nelle faccende di casa o semplicemente passando un po’ di tempo con sua nonna.
«Ciao!»
«E tu? Che ci fai, qui?»
«È stata tua madre a dirmi di venire. Io volevo restare a casa a darle una mano, ma mi ha detto che non era necessario.»
«Adesso fa anche la padrona in casa d’altri.»
«Non è questo che volevo dire! Anzi, mi ha pregato di svagarmi un po’, dicendo che non è giusto che una ragazza della mia età faccia una vita sacrificata come quella che sto facendo adesso. È troppo brava, tua madre!»
«Sarà.»
«E poi, sembra che abbia capito al volo quanta voglia avevo di vederti! Da quando siamo tornati abbiamo passato insieme solo qualche decina di minuti. Troppo pochi, non trovi?»
Fu, se possibile, ancora più affettuosa del solito. Il mese di settembre passò abbastanza velocemente, conducendoci all’inizio dei corsi universitari, la prima settimana di ottobre.
«Allora? Ti senti pronto, caro il mio fisico?»
«A cosa, scusa?»
«Ma come? È il tuo primo giorno di università e non sei nemmeno emozionato? Passi il fatto che tu abbia superato brillantemente la prova d’ammissione, ma da oggi comincia una nuova vita!»
«Nuova o vecchia che sia, si tratta sempre della mia vita.»
«Modera un po’ l’entusiasmo, altrimenti…»
Le piaceva terribilmente prendermi in giro quando assumevo atteggiamenti come quello.
«Sai, a volte mi sembra che tu non stia vivendo la tua vita. Mi viene quasi da pensare che tu stia recitando una parte che ti sei imposto, che ti copra con una maschera. Quasi come se avessi paura del mondo, delle persone che ti circondano.»
«Non mi importa nulla di chi mi circonda.»
«Ecco, vedi? Lo stai facendo di nuovo. Sembra quasi che tu voglia attirare l’attenzione con dei comportamenti e delle frasi fuori dalle righe.»
«Ti sbagli di grosso. Io non voglio attirare nessuno. Anzi, se proprio vuoi saperlo, comportandomi così spero di tenere alla larga i rompiscatole. Purtroppo, non riesco a tenerli lontani tutti.»
«Ah! E così io sarei una rompiscatole?»
«Io non ho detto niente. Sei tu che lo hai appena affermato.»
«Non ci va molto! A parte i tuoi compagni di scuola, con i quali, comunque, hai rapporti piuttosto freddi, e tuo cugino, sono l’unica persona che riesca a sopportarti!»
«Beh, sei arguta, però!»
«Hai poco da prendere in giro, sai? Di questo passo corri il rischio di restare completamente solo!»
«Non hai mai pensato che potrebbe essere quello che voglio? Non ti è mai passato per la testa che potrei voler evitare il più possibile i contatti con il mondo esterno? I contatti con le altre persone, intendo. Le persone che ti incontrano per strada e ti chiedono “Come stai?” ben sapendo che la risposta sarà “Male”. Oppure quelle che rivangano il passato, che ti portano a riviverlo. Come se non bastasse il male che uno si fa da sé. Mi pare di averlo già affrontato, questo discorso, no? Beh, non vorrei doverlo fare un’altra volta, ok?»
Da allora, si limitava a punzecchiarmi. Come quel primo giorno d’università.
«Allora siamo d’accordo. Ci vediamo in pausa pranzo per andare a mangiare qualcosa!»
«Va bene.»
«Pensavo anche una cosa: siccome dalle due alle quattro tu hai lezione e io no, magari vengo con te a seguire. Ti va?»
«Fai un po’ come credi, cara la mia balia.»
«Mhh. Oggi ti sei alzato con il piede sinistro, vero? Comunque sia, se non mi vorrai dovrai dirmelo chiaro e tondo.»

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

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