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Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”. Buona lettura!

Non volle proseguire oltre nel discorso. Lo faceva sempre quando mi vedeva giù. Aveva sviluppato una sensibilità fuori dal normale, nei miei confronti. Talvolta, non riuscivo a riconoscere in lei la stessa ragazza che, dopo il nostro primo incontro, mi aveva quasi ossessionato. Nonostante tutto, però, io non ero cambiato. Continuavo la mia lotta contro il mondo intero, trascurando le altrui esigenze. Le sue, in maniera particolare. Specialmente quando rimanevamo soli. Non la costrinsi mai ad avere rapporti con me controvoglia, ma accettai sempre malvolentieri i suoi rifiuti. In fondo, era proprio per quelli che era cominciata la mia storia con lei. In fondo, forse, era solo per quelli che continuava. Dio, che imbecille! Ho avuto la fortuna tra le mani e l’ho gettata. Ho avuto l’occasione della vita e non l’ho colta. Ho avuto, forse, paura dell’ordinarietà. Anzi, della straordinarietà.
«Sai, da bambina credevo di avere un angelo custode. Spesso mi ritrovavo da sola a parlare con lui, sperando che mi rispondesse.»
Mi disse quelle frasi con gli occhi socchiusi, una notte, in albergo. Eravamo riusciti a trovare due giorni da passare in montagna, nonostante gli esami alle porte.
«Che stupida, vero?»
«Non più di tanto. Quando sei piccolo ti convinci che qualunque cosa ti sia detta sia vera. Chi crede negli angeli custodi, chi nei mostri, chi nei vampiri o negli UFO. È facile prendere in giro un bambino. Soprattutto un bambino che abbia profonda fiducia nei confronti degli adulti, di quel mondo ‘grande’ che non può mentire perché deve insegnare.»
Già. A volte è ancora più facile prendere in giro chi bambino non lo è più. Nei cuccioli d’uomo la fiducia è innata. Solo dopo molte scottature essa comincia a venir meno, a nascondersi, a lasciare il passo alla diffidenza totale. Da adulti, convinti di saper valutare la buona fede o meno delle persone che si muovono attorno, ci si crede infallibili. Quanti affidano i propri sogni ad individui assolutamente indegni di custodirli, ad egoisti che si fingono migliori di quello che sono solamente per tornaconto personale. Quanti maledetti profittatori vagano per le strade, bussando ora a questa, ora a quella porta in cerca di una vittima in più. Quanti avvoltoi. Quanti, come me. Proprio come me.
«In fondo, non mi è stata raccontata nessuna bugia! Ho tuttora il mio angelo custode! Anzi, i miei angeli! Due non sono più qui, ma è come se lo fossero. Gli altri tre, anzi, cinque, molto meno eterei, si preoccupano per me e mi aiutano a non commettere errori!»
È diventata la mia ossessione, questa storia. Soprattutto perché, come un perfetto idiota, non ho recepito tutti quei messaggi di profonda fiducia nei miei confronti. Facevano parte anch’essi del suo modo per riportarmi ad una vita normale.
«E tu? Non hai mai creduto negli angeli?»
«No. Non di recente, almeno. E poi, preferirei non parlarne.»

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

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