Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”. Buona lettura!
Sembrava decisamente soddisfatta. Durante il primo semestre si diede molto da fare, riducendo al massimo le uscite con me. Le uscite serali, intendo. Non saltò mai una lezione, rendendo più brevi i tempi di preparazione per gli esami.
«A lezione prendo appunti, poi, in un paio d’ore, tre al massimo, li riordino un po’ e ne approfitto per cominciare a studiare. In questo modo ho un sacco di tempo da dedicare alla tesi.»
Già! Era diventata una “fedelissima” della biblioteca.
«C’è un tale silenzio! A parte uno, poi, ho trovato tutti i libri che mi servono. Come ti ho detto ieri, in un mesetto scarso ho scritto quasi tre capitoli, due dei quali sono già stati corretti dal mio relatore. Sono decisamente a buon punto!»
Mi parlava ogni giorno dei suoi progressi, spiegandomi quali argomenti stesse trattando e facendomi un resoconto completo delle nuove conoscenze acquisite.
«Ti spiace molto se domani sera non usciamo?»
Era un venerdì di fine novembre.
«Preferirei dedicare il week-end all’ultimo capitolo della prima parte, così da consegnarlo a Pasetti lunedì. L’ho sentito ieri e mi ha detto che potrebbe restituirmelo corretto già alla fine della settimana prossima. Sarebbe un’ottima cosa, visto che gli altri quattro sono già a posto.»
«Per me! Ho da studiare anch’io. Quel pazzo di Marsi ci ha sistemato un compitino nella prima settimana di dicembre, mi pare il cinque. Il problema è che ce l’ha detto solo ieri e io non ho ancora aperto il libro. Nemmeno per dare un’occhiata all’indice.»
«Non sia mai detto, però, che non ci si veda proprio per niente! Ti va di vederci per cena? Mangiamo qualcosa velocemente e poi ci mettiamo a studiare. Che ne dici?»
«Può andare. Per che ora?»
«Per le otto, direi. Comunque sia, ci mettiamo d’accordo meglio andando a casa. Adesso scusa, ma devo scappare. Il prof. è già in aula. Ci vediamo dopo. Ciao!»
Un bacio frettoloso accompagnò le sue parole. Visse l’ultimo anno di università ad un ritmo che definire frenetico è dire poco. Rinunciò alle ormai solite vacanze di Capodanno, riducendo la abituale due giorni Pasqua-Lunedì dell’Angelo ad una scampagnata pomeridiana sulle colline che circondano il paese. La riduzione delle uscite settimanali, comunque, giovò molto anche al mio libretto, consentendomi di recuperare i due esami che avevo lasciato indietro il primo anno. Devo ammettere che il suo costante impegno funzionò da pungolo, per me. Avevo cominciato l’avventura universitaria con sufficienza, quasi pago del risultato ottenuto alle superiori e della brillante prova di ammissione. Durante i primi quattro mesi, quel comportamento mi portò a fallire due delle tre prove parziali alle quali partecipai. “Partecipare”, ecco il termine giusto. O, meglio, “tentare”. Volli tentare gli esoneri nonostante una preparazione decisamente sommaria, frutto, più che altro, dei ricordi liceali. Quella mia scarsa applicazione aveva influito anche sul suo morale.
© Roberto Grenna – Riproduzione vietata