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Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”. Buona lettura!

«Dammi retta! Così rischi di non arrivare alla fine! So che, rispetto alle superiori, molte cose sono cambiate, ma… il tuo cervello è sempre quello! Non riesco a credere che gli stessi argomenti sui quali hai preso una fila di nove da fare invidia, l’anno passato, adesso possano crearti tanti problemi! Cosa ti è preso?»
Qualcosa che non andava, in effetti, c’era. Non era solo una questione di rilassamento. Era, nuovamente, un cedimento a livello di testa. Solo ora, a distanza di tempo, riesco effettivamente a comprendere. Non avevo retto ad un nuovo cambiamento, ad un nuovo sconvolgimento delle mie abitudini. Prima la morte di Elena, poi l’arrivo di Mara. Infine, l’addio al liceo, ultimo ambiente che mi aveva visto protagonista insieme a lei. Vivevo quella crisi quasi senza accorgermene, senza rendermi conto dei motivi che ne costituivano il fondamento. Non avevo preso coscienza di quel nuovo problema. Semplicemente, dimostravo al mondo, con il mio modo di fare, che lo avevo. Anche i miei discorsi, talvolta ancora più strani del solito, traevano origine dalla mia situazione di disagio. Adesso però, ho capito tutto. Sono sicuro. So che cosa ha rovinato la mia vita. Non solo la mia, purtroppo.
«Se ti va, potrei darti una mano per il prossimo esonero. Ne hai tre, vero?»
Annuii.
«Beh, se i prossimi due dovessero andare bene, potresti ancora effettuare il recupero sulla prima parte, in maniera tale da evitare lo scritto complessivo. Di solito è molto difficile. I compitini sono fatti apposta per agevolare coloro che seguono le lezioni ed è un peccato non sfruttare l’occasione, non trovi?»
La lasciai fare, sottoponendomi alle sue lezioni di recupero. Nonostante l’impegno da lei profuso nel tentativo di aiutarmi, riuscii a passare un solo esame prima delle vacanze estive. Un ventisette, d’accordo, frutto, però, di circostanze particolarmente favorevoli. Fortunoso, insomma.
«Non dire queste cose. Un diciotto può essere un voto regalato, magari un venti o un ventuno. I voti dal venticinque in su, credimi, non vengono mai per caso!»
«Sarà, ma sono stato semplicemente fortunato. A parte gli scritti, dove sono riuscito a scopiazzare, all’orale mi ha fatto tre domande, sulle uniche cose che ricordavo più o meno bene. Se solo avesse scavato un po’ di più per verificare la mia preparazione, mi avrebbe bocciato sicuramente.»
«Beh, se proprio ne sei convinto, vorrà dire che per il prossimo appello dovrai essere preparatissimo, in maniera tale da non dover più fare discorsi di questo genere. Il ventitré di luglio ho l’ultimo esame di quest’anno. A partire dal ventiquattro sono a tua completa disposizione per preparare quelli di settembre. Ti va?»
«Fai un po’ tu. A me sembra di aver fatto un grande errore, iscrivendomi all’università. Sai, quando si terminano le scuole medie ci si ritrova a dover scegliere quale cammino seguire. Le motivazioni che spingono ad optare per una scuola piuttosto che per un’altra possono essere molte e molto diverse tra loro. Diciamo semplicemente che i motivi per i quali avevo scelto il liceo e, implicitamente, l’università, ora come ora non sussistono più.»
Riuscii a mantenere un’estrema pacatezza, quasi come se stessi parlando di un’altra persona.
«Cosa intendi?»
«Intendo dire che, forse, farei meglio a trovarmi un lavoro. Anche in un’azienda agricola, come bracciante. Non m’importa. Il mio obiettivo l’ho raggiunto a luglio, diplomandomi.»
Mi guardò con un’espressione molto intensa, poi abbassò il capo.

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

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