Ahmad Suradji viene considerato il serial killer più prolifico dell’Indonesia.
Di professione allevatore di bestiame, sposato – contemporaneamente – con tre sorelle, veniva considerato dai compaesani un Dukun, cioè uno stregone o sciamano, soprannominato Datuk Maringgi. La sua carriera criminale ebbe inizio tra il 1986 e il 1988 (le fonti non concordano), quando all’uomo apparve in sogno il padre, che gli indicò come diventare un guaritore mistico potentissimo: avrebbe dovuto uccidere settanta donne e bere la loro saliva.
La sua posizione di Dukun, oltre alla situazione sociale della sua terra, consentì all’uomo di procurarsi facilmente le proprie vittime, tutte ragazze tra gli undici e i trent’anni, in buona parte dedite al mestiere più vecchio del mondo. Accorrevano da lui in cerca di consigli e rituali, pagavano cifre da capogiro (tra i duecento e i quattrocento dollari) e… finivano tutte sepolte nella piantagione di canna da zucchero adiacente alla casa di Suradji. Il rituale per l’uccisione era sempre lo stesso: l’uomo portava la vittima nella piantagione, scavava una buca dove la faceva accomodare, riempiendola di terra e lasciando uscire solamente la testa. Con un cavo elettrico strangolava la malcapitata, per poi berne la saliva e terminare la sepoltura, con la testa girata verso la propria abitazione.
La fortuna abbandonò l’assassino nell’aprile 1997, quando a seguito della denuncia di scomparsa da parte del padre di una ragazza che aveva appuntamento con Datuk Maringgi, la polizia scoprì all’interno della piantagione tre cadaveri e arrestò Ahmad. In carcere, dapprima, confessò sedici omicidi in cinque anni, ma le ricerche all’interno della casa e della piantagione portarono a scoprire che le vittime furono almeno quaranta. Anche le tre mogli furono arrestate, ma solamente una finì a processo insieme a lui.
Condannato a morte, la sentenza fu eseguita nella capitale il 10 luglio 2008. La moglie Tumini fu, invece, condannata all’ergastolo.
Fonti:
M. Newton, Dizionario dei serial killer, Newton Compton Editori, Milano 2004.
https://it.wikipedia.org/wiki/Ahmad_Suradji