Non sono reperibili notizie sull’infanzia e sull’adolescenza di questo serial killer, che terrorizzò la città di Mumbai (allora Bombay) nella seconda metà degli anni sessanta. Raghav era un anonimo senzatetto che bazzicava i bassifondi della città, all’epoca città dai forti contrasti: da un lato, discoteche glamour e musica jazz per le caste più in vista; dall’altro, sobborghi invasi da baracche sgangherate e capanne, per lo più popolate da lavoratori migranti.
La sua furia omicida si sviluppò in due periodi distinti. Il primo si sviluppò tra il 1965 e il 1966, quando persero la vita almeno diciannove persone – nove, per altre fonti – la maggior parte delle quali viveva vicino a una tubatura municipale nella periferia est. La polizia li interrogò, poiché era stato visto in giro per la zona ed agiva con fare sospetto. L’uomo non convinse gli inquirenti, ma gli omicidi non potevano essere dimostrati. Tutto ciò che accadde a Raman Raghav fu l’allontanamento dalla città, con la proibizione di tornarvi per i successivi due anni.
Il secondo momento omicidiario ebbe luogo a cavallo tra il 1967 e il 1968, ma fu nell’agosto di questo ultimo anno che l’attenzione si alzò nuovamente a causa di una serie di crimini nella periferia di Mumbai. I crimini avvennero di notte, con i corpi straziati con un oggetto appuntito e resistente. Non è chiara la situazione che portò il vice commissario della polizia, Ramakant Kulkarni, a individuare l’uomo come responsabile, sebbene alcune fonti – anche riprese da due film realizzati sulla vita di questo Mostro – segnalino come sia stato intercettato da alcuni agenti mentre vagava con un ombrello al braccio e con gli abiti sporchi di sangue. Una volta arrestato, con l’accusa di aver ucciso due persone, fu riconosciuto come utilizzatore di vari pseudonimi: “Sindhi Dalwai”, “Talwai”, “Anna”, “Thambi” e “Veluswami”. Dapprima restio ad ammettere i propri crimini, egli rese successivamente piena confessione, ammettendo l’assassinio di più di cinquanta persone nel corso delle sue due azioni criminali. Gli inquirenti rimasero convinti del fatto che le vittime potessero essere molte di più, ma non furono trovate prove in merito. Dopo un lungo processo, nel quale furono sollevate parecchie eccezioni sulla sanità di mente dell’imputato, Raghav fu condannato a morte, pena poi commutata in ergastolo a causa di una sua presunta infermità mentale. Morì in carcere il 7 aprile 1995.
Fonti:
https://en.wikipedia.org/wiki/Raman_Raghav
https://www.hindustantimes.com/bollywood/inside-the-mind-of-raman-raghav-mumbai-s-serial-killer-of-the-60s/story-LaA01MtT0wrAM0ZprCoLYJ.html