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La carriera omicidiaria di questo serial killer cannibale si sviluppò nell’arco di pochi mesi nel contesto blindato dell’ex URSS. Nato da padre Kazako e madre Bielorussa, era l’unico maschio di quattro figli. Lavorò nelle ferrovie, per poi arruolarsi nell’esercito a diciott’anni. Terminato il servizio militare, viaggiò per l’Unione Sovietica, svolgendo vari lavori per alcuni anni, tornando al suo luogo di nascita solo nel 1977, per arruolarsi nei Vigili del Fuoco.
Nel gennaio 1979, lungo un sentiero rurale di Uzynagash, l’uomo aggredì una contadina, il cui corpo fu ritrovato il 25 di quel mese. La trascinò fuori dalla sede stradale, la sgozzò, bevendone il sangue, per poi prelevare varie parti del suo corpo (seno, cuore, reni, grasso), metterle nello zaino e portarle a casa, per cucinarle nel mese successivo.
Sempre nel 1979, Nikolai uccise altre cinque persone. Una di queste, un suo collega Vigile del Fuoco, morì per un incidente il 21 agosto, a seguito di un colpo di pistola partito accidentalmente durante un’ubriacatura. Dzhumagaliev fu arrestato e, durante il periodo di reclusione, gli fu diagnosticata la schizofrenia. Fu rilasciato dopo nemmeno un anno, tornando a uccidere. Il suo successivo arresto avvenne a seguito di un episodio raccapricciante.
Il 18 dicembre 1980, l’uomo aveva invitato a casa sua alcuni amici e le loro fidanzate, per poi condurre una delle ragazze in una stanza accanto a quella dove gli altri erano raggruppati. Quando gli invitati si mossero per andarli a cercare, trovarono Nikolai intento a smembrare il cadavere della donna, fuggendo a gambe levate e avvisando la polizia. Gli agenti arrivarono e lo arrestarono mentre era intento, in ginocchio, a deprezzare il corpo. Riuscì a fuggire, nudo e con un’ascia in mano, e fu rintracciato il giorno dopo a casa di un cugino, anche lui arrestato, sulle montagne intorno a Uzynagash. Nuovamente preso in consegna, fu condotto in carcere e il suo processo cominciò circa un anno dopo. Riconosciuto incapace di intendere e di volere a causa della schizofrenia, fu rinchiuso in un centro specializzato per la cura dei malati mentali. Otto anni dopo, durante un trasferimento a un normale ospedale psichiatrico, il killer riuscì a scappare, peregrinando per il Kazakistan, il Kirghizistan, l’Uzbekistan e la Russia e compiendo, secondo alcune fonti, altri omicidi.
Dopo circa due anni di latitanza, stanco di vivere da senzatetto, decise di farsi arrestare per un reato minore, così da trascorrere un po’ di tempo senza la preoccupazione di procurarsi cibo e un tetto sulla testa. Rubò alcune pecore e fu arrestato, dichiarando di essere di nazionalità cinese. Le sue dichiarazioni non convinsero gli inquirenti, che approfondirono le indagini e scoprirono di avere a che fare con un assassino cannibale, rispedendolo in un ospedale psichiatrico in Kazakistan.
Nonostante alcuni medici della clinica propendano da anni per una sua guarigione, le Autorità non hanno mai ipotizzato un rilascio, anche a causa di una ulteriore condanna – per omicidio, il decimo – risalente al settembre 2014.

Fonti:

Nikolai Dzhumagaliev, zanne di metallo


https://en.wikipedia.org/wiki/Nikolai_Dzhumagalie
https://murderpedia.org/male.D/d/dzhumagaliev.htm
http://www.latelanera.com/serialkiller/serialkillerdossier.asp?id=NikolaiDzhumagaliev
http://www.lefotochehannosegnatounepoca.it/2017/06/20/la-storia-del-serial-killer-cannibale-nikolai-dzhumagaliev-detto-zanna-metallo/

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