Abbiamo vissuto un anno che definire «complesso» è eufemistico. Un anno pesante. Un anno che – in cuor mio – pensavo potesse portare a un miglioramento dei rapporti umani e sociali, a una smussatura degli egoismi dei singoli. Mi pare di poter affermare senza ombra di smentita che così non è stato. Un anno i cui effetti dovremo assorbire ancora per lungo tempo – e non sono io a dirlo. Un anno che ha lasciato tanti segni. Sulla pelle. Nella testa. Nel cuore. Un anno che – sempre in cuor mio – non augurerei di vivere nemmeno al peggiore dei miei nemici (esatto: nemmeno a quello che mi ha bucato per tre volte le gomme della macchina o a coloro che mi hanno denunciato o hanno presentato esposti – per altro, a oggi, senza alcun tipo di esito). Un anno che ha cambiato per sempre tutto ciò che è fuori, ma soprattutto dentro di noi. Un anno, anche, di rottura degli schemi, di perdita di certezze e di acquisizione di nuove modalità di vita, di nuovi orizzonti, di futuri che fino a qualche mese fa non si sarebbero potuti immaginare. Un anno, insomma, che tutte e tutti ricorderemo senza bisogno di particolari sollecitazioni per farlo. E allora, un augurio. Un augurio a tutte e a tutti Voi di un 2021 che possa riportare tutto ciò che il 2020 ci ha portato via. Purtroppo, per molte cose, è superfluo rimarcare come questo non sarà possibile. Buona fine e miglior principio.