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Sembra il titolo di una poesia scritta da un autore tardo settecentesco, ma così non è.
È semplicemente la rappresentazione di uno stato d’animo, di una serie di sensazioni, di vibrazioni che entrano sottopelle e, accidenti, non se ne escono più. È semplicemente il risultato dell’elucubrazione continua di un cervello – ammesso che ci sia – ormai disincantato e pronto a far fronte a qualsiasi situazione negativa si pari davanti, salvo poi andare in pappa e abbandonarmi qualora capitasse un rarissimo momento di quiete. È semplicemente e banalmente la lunghezza d’onda sulla quale mi sintonizzo al termine della sintesi di ogni giornata, il nome della barca che conduco in porto prima di cercare le braccia di Morfeo, la compagna di un viaggio lungo una vita durante il quale si nasconde ogni giorno foraggio per far sì che si rinforzi e continui a stare al mio passo.

È, semplicemente, essenza del mio io.

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