Premetto immediatamente: mi scuso con chi stia combattendo con problemi di salute, lutti, situazioni gravi con soluzioni difficili o inesistenti. Mi scuso perché quello che scriverò potrà sembrare un lamentarsi di gamba sana, come si suol dire di chi ha sempre qualcosa che non va pur stando benissimo.
Beh, mi scuso, ma non sono in grado di trattenere questi pochi pensieri. Sto male. Sto male per quello che vedo, che sento, di cui sono protagonista tutti i santi giorni. Sto male per far parte di una società che idolatra l’io e schifa e rifugge l’altro. Sto male perché non sono in grado, nonostante tutto l’impegno che ci metto, di far cambiare almeno una cosa che non va di questo schifo di mondo. Sto male perché vedo bambine, bambini, ragazze e ragazzi crescere in un mondo che si cura di loro come estensione del proprio ego e come rivalsa nei confronti di chissà chi. Sto male nell’ascoltare sistematicamente persone che cercano colpevoli invece di trovare soluzioni ai problemi. Sto male perché non vedo la capacità di prendersi la propria responsabilità. E non importa di che responsabilità stiamo parlando. Sto male perché il sottile confine tra la fine della libertà di una persona e l’inizio ella libertà di un’altra non è più nemmeno fine, ma invisibile. Sto male perché vedo giovani menti impossibilitate a esprimersi perché le limitazioni che le cellule della società che son loro più vicine lo impediscono nel nome del “si è sempre fatto così”. Sto male perché fin da piccolo sono cresciuto con il concetto di “amore” chiaro e risplendente nella testa e nell’anima, ma non ne vedo intorno. Già, perché amare significa volere il bene dell’altro, non la propria soddisfazione. Perché amare vuol dire rinunciare al proprio successo per garantire quello dell’altra persona. Perché amare non è stare fisicamente insieme. Perché amare è cercare di comprendere l’altro a prescindere dal fatto che l’altro ti comprenda. Perché amare è dare tutto te stesso all’altra persona, non avendo timore di giocare la tua vita per questo. Perché amare non è un contratto. Perché amare, oggi, si affianca solo a “se stessi”. Perché amare non è di moda. Perché io sono vintage e démodé, quindi per voi due, piccoli miei, ci sarò sempre. Nella speranza che tutto quello che c’è intorno non vi intacchi nell’essenza vostra più profonda. Vi amo, Lorenzo e Vanessa Daniela.
Bellissime parole in un contesto sociale e culturale che oserei definire complicato….L’amore prima di tutto…Sempre.