Una riflessione sui mezzi d’informazione. O, meglio, di deformazione. Deformazione della realtà. Nei casi più fortunati, descrizione faziosa della stessa.
Capita, talvolta, che episodi della mia vita privata o lavorativa (direi quasi unicamente relativi a quest’ultima) diventino spunto per articoli su giornali locali o siti. Capita, quando leggo quegli articoli, che pur conoscendo come siano andate le cose, mi trovi in una dimensione parallela nella quale assista da spettatore a qualcosa di nuovo, di ignoto. Nei casi più fortunati, di estremamente impreciso.
Capita che chi scrive dia molto spazio a una parte e molto meno all’altra.
Capita che la terminologia utilizzata faccia acqua.
Capita che le dichiarazioni rilasciate siano rielaborate.
Capita anche che siano omesse. O fraintese.
Capita, poi, che questa opera non esattamente corretta e veritiera scateni orde di commenti, talvolta anche offensivi e denigratori, da una parte del popolo del web.
Quella che non sa, ma giudica.
Quella che non capisce, ma ha una soluzione per tutto.
Quella che non conosce la legge, ma indica la via della giustizia.
Quella, soprattutto, che non si fa domande.
Il dubbio, questo sconosciuto. Quello che deve avere sempre e solo l’altro. Quello che non sfiora gli onniscenti laureati all’università della strada. Quello che, per la carità, è quasi un disonore manifestare.
Ebbene, io sono un disonorato. Sono pieno di dubbi. Pieno di domande su come possa fare sempre meglio. Pieno di questioni da risolvere. Pieno di quella cosa così misconosciuta che si chiama pensiero critico. Che, attenzione, non è quello che ti deve far pensare di saperne più di qualcun altro che, magari, da una vita studia e lavora in un determinato ambito. No. È quello che ti deve far pensare che quanto è scritto possa non essere, esattamente e precisamente, quanto sia effettivamente capitato.
Per caso, proprio due minuti fa ho aperto questo blog perché cercavo risposte ai miei dubbi, ormai unici compagni della mia solitudine ( non sembra che io sia sola, vero?) e l ho aperto consapevole del fatto che avrei trovato la compagnia del disincanto…..Sarà perché crediamo entrambi che una unica verità non esista, che sia più facile giudicare che valutare, che trovare soluzioni e non additare problemi sia arte di pochi, sarà perché non siamo mai nel posto giusto o forse è solo perché vorremmo che gli altri ci sentissero e non più solo ascoltassero….
Siamo nel tempo del pensiero distorto: chi si distingue per il proprio pensiero critico è attaccato dai tuttologi , che hanno una soluzione per ogni problema e un’opinione su tutto, ma ben fondata nella conformità, si badi bene. Sui social si passa buona parte del tempo per sapere della vita degli altri e sentenziare in proposito. I mezzi di informazione pretendono di difendere l’opinione pubblica dalla disinformazione, in vari ambiti, dalle fake news: spesso queste sono le idee altrui che non vengono messe alla prova dei fatti per dimostrarne l’infondatezza. In un clima di adeguamento acritico, chi si distingue è un facile bersaglio per i cultori del pensiero gregario.