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Il primo monografico sui serial killer che ho scritto è incentrato sulla figura di Donato Bilancia, già analizzata da un punto di vista umano in altri volumi. Potete trovare qui l’ebook.

Un serial killer atipico

Sul sito “Polizia e Democrazia” [1] apparve, nel 2007, una intervista all’Avvocato Nino Marazzita, a cura di Ettore Gerardi, che cercò di inquadrare Donato Bilancia all’interno delle classificazioni sui serial killer.
Il legale, che rinunciò al mandato prima del processo, fece alcune considerazioni dettate dalla sua conoscenza della persona e del caso, passando dall’aspetto criminologico a quello più finemente psicologico e personale, partendo da un presupposto: i primi omicidi di Bilancia ebbero sicuramente un movente, sebbene partorito da una mente malata, e lo condussero a provare il piacere di uccidere.
Le motivazioni della carriera omicida, per Marazzita, sarebbero da ricercare nelle sue molteplici frustrazioni e nel suo desiderio di rivalsa. La convinzione, a un certo punto delle indagini, che la sua vita grigia potesse avere una svolta, che lui potesse, finalmente, essere protagonista – quantomeno della cronaca nera – al punto da richiedere al suo legale di poter gestire in prima persona i rapporti con la stampa e i media, fu un primo punto di rottura. Un delirio di onnipotenza che portò l’avvocato a rimettere il mandato, soprattutto quando le parti si trovarono in disaccordo in merito alla richiesta di effettuare una perizia psichiatrica.
La sua sete di popolarità fu, in parte, placata dal libro scritto da Ilaria Cavo e pubblicato nel 2006 da Mondadori [2], nel quale si analizzano nel dettaglio e nell’intimo le motivazioni dell’uomo che sta dietro l’assassino, al punto da portare chi scrive a intitolare l’opera “Diciassette omicidi per caso”, quasi a voler sottolineare l’assoluta mancanza di linearità nella carriera omicida, in un canovaccio di storia che prende il via, probabilmente, da accadimenti personali che hanno agito da innesco per una mente fragile.
Donato Bilancia è stato, insieme al Mostro di Firenze, Gianfranco Stevanin, Luigi Chiatti, Marco Bergamo, le Bestie di Satana – solo per citarne alcuni – uno dei Mostri che hanno popolato le cronache degli ultimi decenni in Italia. In questa breve e non esaustiva trattazione si vuole mettere in evidenza, oltre alla storia, il disagio di una persona che ai più pareva insignificante, ma che fu in grado di uccidere diciassette persone senza alcun tipo di rimorso.
A tentare di fare chiarezza sulle varie tipologie di delitti fu la sentenza di primo grado (circa seicento pagine), che riorganizzò il percorso criminale di Bilancia secondo quattro tipologie di omicidi:
omicidi connessi al gioco d’azzardo;
omicidi a scopo di rapina;
omicidi delle prostitute;
omicidi sui treni.
E dire che, a leggere l’intervista all’avvocato Marazzita, Donato Bilancia non sopportava la vista del sangue [3]!

Note

[1] http://www.poliziaedemocrazia.it/live/index.php?domain=rubriche&action=articolo&idArticolo=1392
[2] I. Cavo, Diciassette omicidi per caso – Storia vera di Donato Bilancia, il serial killer dei treni, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2006
[3] http://www.poliziaedemocrazia.it/live/index.php?domain=rubriche&action=articolo&idArticolo=1392

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

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