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Come ho scritto nel primo post sull’attività creativa, “Il fiume” è ciò dal quale tutto nacque. Riporto in questo post la prima pagina del romanzo, che è acquistabile qui. Buona lettura!

Ci sono giornate nelle quali la voglia di combattere la vita per portarla su binari migliori si affievolisce fino a scomparire. Allora, e solo allora, ti puoi accorgere di quanto male una persona possa volere a se stessa. Allora, e solo allora, capisci il perché di tanti trafiletti sui giornali. La vita è leggera, basta un niente a farla sparire. La vita è pesante, porta tanta sofferenza. In certi momenti è facile ragionare per paradossi. Sembra quasi di poter capire i misteri dell’Universo, di poter toccare l’Essenza, la Verità, con un dito. Già. Sembra. Per poterlo fare resta da compiere solo un piccolo salto, resta da affrontare un ultimo viaggio. Pochi secondi, poi la libertà. Non capisco cosa possa avere questa giornata di tanto diverso dalle centinaia che l’hanno preceduta. Sento solo che ha un sapore tutto particolare, che ha un gusto che la rende unica, che mi rende unico. Ancora non so perché io voglia scrivere quello che mi sta passando per la testa. Forse voglio solo evitare che altre persone possano compiere i miei stessi errori. Forse voglio solo essere giustificato davanti alle mie azioni. Forse sono semplicemente un pazzo. Le cose giuste nella mia vita si possono contare sulla punta delle dita di una mano. La soddisfazione, la gioia, il piacere sono sempre stati prigionieri di una dimensione non mia, di uno spazio che non ho mai raggiunto. I bambini. Li vedo correre felici (ma lo saranno poi davvero?) dalla finestra, mentre scrivo. Gridano, giocano, adesso stanno litigando: «Il punto è mio!»

«No, è mio!»

«E allora io non gioco più!»

«No! Sono io che non gioco più!»

Dio, quanto vorrei essere fuori con loro invece di avvilirmi qui! I ricordi vengono a galla dapprima uno alla volta, poi tumultuosamente e tutti insieme. Rivedo la vecchia casa, il breve corridoio, il tinello, la cucina. Anche lo sgabuzzino, lo studio. Persino il solaio. Altri tempi, altre predisposizioni mentali, stessa testardaggine di oggi. Il primo giorno d’asilo, come dimenticarlo? Accumulai tanto di quel nervoso che, appena tornato a casa, chiusi fuori dalla porta mia madre. Ricordo tutto, anche i sonori scapaccioni che volarono quando mi decisi che sarebbe stato meglio aprire. Scapaccioni meritatissimi, a ben vedere, ma incomprensibili agli occhi di un bambino di quasi quattro anni fino a quel giorno abituato a restare a casa. Non so per quanto tempo restai offeso con lei, so solo che da allora ho continuato a dovermi alzare presto per andare in qualche scuola. Asilo, elementari, medie, superiori, università: una vita tra i banchi, tra i libri, tra i pensieri. Tornando bambino ricordo un altro episodio nel quale mostrai la mia testardaggine fino a rasentare la cattiveria. Dopo un pomeriggio nel quale avevo dato di matto, mio padre decise che era giunto il momento di calmarmi e di chiedere scusa. «Rimarrai in quest’angolo fino a quando non ti sarai scusato con tua madre.» Dovrei esserci ancora adesso, ma le amnistie esistevano già allora. Non so quanto tempo restai a fissare il muro, ricordo solo che avevo la convinzione di essere dalla parte della ragione. Bel carattere difficile, fin da piccolo. Avessi potuto rendermi conto di quanto stavo sbagliando, sicuramente ora non mi troverei a rivangare episodi che per molti possono essere catalogati come futili. Per me no. Per me segnano i passi di una vita. La mia voglia di aver ragione, di essere sempre quello che ne sapeva una in più degli altri mi ha fatto prendere tante bastonate. Quelle bastonate avrebbero raddrizzato la schiena a chiunque. A chiunque non le avesse vissute come vittorie, come meschine affermazioni. Guardare gli altri dall’alto verso il basso, sempre, vedendo in loro prima i difetti rispetto ai pregi è qualcosa che ti può portare su una via senza ritorno. “Strade troppo strette e diritte / per chi vuol cambiar rotta oppure sdraiarsi un po’ / che andare va bene però / a volte serve un motivo, un motivo…”

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

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