Stiamo vivendo un momento veramente complicato, me ne rendo assolutamente conto. Così come, nel mio piccolo, so come sia difficile coordinare il lavoro di un paio di centinaia di adulti, un migliaio abbondante di adolescenti e, a corredo, due-tremila tra genitori, nonni, parenti e affini. Non posso nemmeno immaginare le problematiche ampliate su un “parco” di sessanta milioni circa di persone, ciascuna pensante – si spera (riferito al “pensante”) – a modo proprio e con la visione del proprio orticello. Ho la massima stima del lavoro che si sta svolgendo, a tutti i livelli, per far sì che il Paese superi questa sciagura – perché di sciagura si tratta, per descrivere la quale mi vengono in mente spesso le piaghe d’Egitto – perché so che non è facile e che qualsiasi cosa si decida, si sbaglia. Esperienza personale. Quando, poi, c’è in gioco la vita delle persone, prendere decisioni è ancora più difficile.
“La vita delle persone”, però, non si può riferire, a mio avviso, banalmente all’aspetto biologico. Benché quest’ultimo sia fondamentale, sia ben chiaro, per tutto ciò che viene “dopo”, davvero dobbiamo pensare che un “dopo” ci sarà e che sarà importante tanto quanto è l’adesso. Il “dopo” lo stiamo costruendo ora. La Scuola, in questo, sta cercando di dare il proprio contributo. E posso garantirvi che ho visto, in questo ultimo mese, molte Docenti e molti Docenti tirare fuori una grinta e una voglia di fare che, probabilmente, nella quotidianità del lavoro d’aula, s’erano un po’ sopite. Vedo e sento quotidianamente adulti e ragazzi lavorare per costruire, esattamente come se i muri e le pandemie non esistessero, tutti consapevoli che l’emergenza finirà e che da lì continueremo – perché la Scuola non si ferma! – a lavorare per costruire quanto utile alle nostre Ragazze e ai nostri Ragazzi per diventare Donne e Uomini migliori di quanto lo siamo noi.
Ecco. Sto vedendo quello che la Scuola deve SEMPRE essere: una comunità, un gruppo di Persone – con la “P” maiuscola – che condividono obiettivi e che lavorano per questo. Nonostante l’impossibilità di fare programmi a breve e medio termine, tutti sappiamo che ci sarà un lungo termine e che dovrà necessariamente essere meglio di tutto ciò che c’è stato fino ad ora.
Non condivido il “liberi tutti” che sembra essere l’indicazione ministeriale per l’esito dell’anno scolastico. Non lo condivido per tutto il lavoro che c’è dietro e per l’impegno che TUTTI stanno dimostrando in questa che, posso garantirlo, è un’impresa – per lo meno per come siamo sempre stati abituati a pensare e ad agire in questo Paese. Non lo condivido soprattutto perché lo scopo della Scuola non è la promozione, non è l’avanzare nella propria carriera di studente, come se si trattasse di un giochino per cellulare nel quale conti solo il livello raggiunto. No. Lo scopo della Scuola è FORMARE chi, domani, dovrà prendere decisioni. Non promuovere o bocciare.
Proprio per queste ultime considerazioni – e dato il processo di cambiamento e di innovazione che sta coinvolgendo il comparto dell’Istruzione – spero che, al di là dei Decreti Ministeriali, avvenga il passo avanti più grande che possa avvenire: capire, tutti, che la promozione è solamente l’esito di un percorso, di una crescita – modulata sulle proprie capacità – che ha valore solamente se quest’ultima sia avvenuta. Legalmente, magari, no. Ma moralmente, assolutamente sì.
Tu lo hai scritto molto meglio in quanto scrittore ma è l’esatto pensiero che ladciato sul feisbucc stamattina