Ed ecco cosa accadde nel terzo e nel quarto giorno di vita del neonato villaggio. Buona lettura!
Giorno 3.
Il sole era sorto da pochi minuti, quando Jesolo, già pronto per mettersi al lavoro, disse a Ugola: «L’esplosione demografica di questi ultimi due giorni ci mette in seria difficoltà: ci serve un architetto – o un geometra – che ci aiuti a progettare il villaggio. Andrò giù, a valle, in città, a cercare chi possa aiutarci.».
Le ore trascorsero lente, con gli uomini che reperivano i materiali per costruire le case e le donne che predisponevano i generi di conforto, al punto che, nel tardo pomeriggio, una buona metà dello spiazzo era invasa da tronchi d’albero e pietre di fiume, mentre nell’altra metà si potevano osservare i fuochi predisposti per la preparazione dei pasti.
Fu poco prima del tramonto che Jesolo rientrò alla base, accompagnato da tre persone.
«Eccomi! La giornata è stata proficua! Nessun architetto, ma ben tre geometri!», disse con malcelato entusiasmo, indicando alle tre figure – anch’esse di altezza standard rispetto al loro gruppo – di avanzare al cospetto degli altri.
«Amiche e amici, vi presento i geometri Angolo, Acutangolo e Ottusangolo. Sono qui per aiutarci a progettare le nostre case e gli spazi del nostro piccolo centro abitato!»
Vi fu un rapido giro di presentazioni, seguito da una cena frugale e da un primo sopralluogo da parte dei tre tecnici che, carta e matita alla mano, cominciarono a mettere nero su bianco la struttura che l’abitato avrebbe dovuto assumere di lì a poco.
La notte li trovò ancora tutti intorno al fuoco, a discutere in merito a scelte operative ed estetiche.
Giorno 4.
Un tuono prepotente fece trasalire tutti i nostri piccoli amici. Svegli che furono, dovettero fare i conti con le ingenti piogge che il cielo stava riversando su quella regione, impedendo, di fatto, qualsiasi attività.
Attesero pazientemente che spiovesse – ci vollero alcune ore – prima di mettere il naso fuori dall’uscio. La sorpresa fu tanta quando, ai piedi della grande quercia che si stagliava più o meno nel centro dello spiazzo, ebbero modo di vedere un barroccio, trainato da quelli che sembravano due pony.
Sul posto destinato al conduttore, stravaccata come se fosse morta, una figura, tutta intabarrata. Dietro, nel carro, una decina di maiali, apparentemente felici di quel clima umido.
Foscolo si avvicinò silenziosamente, nel tentativo di comprendere se la persona alla guida del biroccio fosse viva o meno. All’improvviso, da qualche parte dietro di lui, possente, la voce di Ugola: «Altolà, chi va là, parola d’ordine!», lo schioppo posizionato a mirare all’informe fagotto.
Il conduttore si svegliò di soprassalto, quasi cadendo dalla sua postazione: «Eh? Come? Cosa? Che succede? Che parola d’ordine?».
Jesolo, che aveva seguito lo svolgersi della situazione in disparte, si avvicinò rapidamente all’uomo – ora era chiaro che fosse maschio – nel tentativo di rassicurarlo: «Non si preoccupi! Non si preoccupi! Siamo amici. Quasi tutti…», disse, lanciando un’occhiataccia a Ugola.
«Come mai da queste parti?», proseguì.
«Pioveva fortissimo e così, ho pensato di fermarmi qui ad aspettare che smettesse. Me ne sto andando da questa regione con i miei maiali d’allevamento, che sono l’unica cosa che mi è rimasta: la mia capanna è bruciata, la mia famiglia mi ha abbandonato e a me non rimangono che dieci maiali e un carretto!»
«Alé, un altro menagramo!», sibilò Ugola, che ancora non aveva deposto il fucile, che fu prontamente zittita con un veemente gesto dal suo compagno.
«Noi stiamo creando qui una piccola comunità e, come avrà visto, siamo tutti nani. Se vuole, c’è posto anche per lei e per i suoi animali!», propose Jesolo, passando poi a presentarsi: «Io mi chiamo Jesolo e, con la mia compagna Ugola – quella simpatica con il fucile – ho deciso di costruire qui la nostra casa. Altri si sono già aggregati e, semplicemente, qui tutti sono i benvenuti!»
L’uomo, visibilmente rassicurato, si presentò a sua volta: «Come dicevo prima, sono un allevatore di maiali. Mi chiamo Trogolo.»
Tutta la compagnia dei nani accolse il nuovo arrivato con pacche sulle spalle e strette di mano e subito i geometri si buttarono a realizzare lo studio dell’ampliamento del villaggio.
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