Ed ecco cosa accadde nel quinto giorno di vita del neonato villaggio. Buona lettura!
Giorno 5.
Il nuovo giorno iniziò con un po’ di apprensione. Tutti, infatti, si svegliarono udendo una voce parlare con tono poco adatto all’ora, dicendo cose strane, all’ingresso del grande piazzale sul quale stavano sorgendo le abitazioni: «Prevedo che questo posto sarà presto molto popolato!», fu una delle frasi dette.
«Altolà, chi va là, parola d’ordine!», fu il solito incipit con il quale Ugola cominciava un discorso con una persona nuova.
«Chi va là? Chi sarà? Io lo so! Leggo passato, presente e futuro e posso dirvi tutto quel che accadrà!», replicò il piccolo uomo che, lentamente, si stava avvicinando alla casa sull’uscio della quale era la donna, fucile spianato.
«Fermo lì o sparo!», esclamò!
«No, no, non sparerai! Io lo so che non sparerai!».
Una scarica di pallettoni gli sfiorò l’orecchio destro.
«Il prossimo colpo non andrà a vuoto!», urlò Ugola.
L’ospite, visibilmente scosso, si arrestò senza proferire verbo.
«Allora? Ci presentiamo?», incalzò la donna.
«Oracolo… mi chiamo Oracolo! Sto cercando un luogo dove poter divinare serenamente e vivere dei doni che le persone mi portano per le mie divinazioni.»
Ugola alzò gli occhi al cielo, abbassando il fucile e dicendo, a denti stetti: «Pure l’oracolo… ma qui siamo proprio alla frutta! Ma porca…».
Gli altri nani, che avevano assistito alla scena, chi in ansia per le sorti del nuovo arrivato, chi divertito, lo avvicinarono: «Benvenuto tra noi, Oracolo! Io sono Jesolo, il fondatore di questa comunità!».
«Prevedo che più tardi arriveranno altre persone! Saranno un uomo e una donna, parleranno di cose senza importanza e avranno un atteggiamento di leggerezza, ai limiti della scarsa serietà!», disse il nuovo arrivato.
«Hai avuto una visione, per preannunciarci questo?».
«No, li ho incontrati circa un chilometro fa e ho visto che stavano venendo anche loro in questa direzione, più lentamente rispetto a me.»
La predizione s’avverò nel giro di pochi minuti. Un nano e una nana, dialogando di argomenti che definire facezie sarebbe stato eufemistico, misero piede sullo spiazzo, arrivando da ovest.
«Altolà, chi va là…»
Ugola non fece in tempo a terminare il suo ormai tradizionale saluto, perché Jesolo le prese lo schioppo e lo scagliò lontano, volgendole un’occhiataccia.
«Benvenuti nel nostro costruendo piccolo borgo! Come vi chiamate?», domandò l’uomo.
I due, interrompendo il loro discorso fatto di sciocchezze, si presentarono: «Io sono Frivola», disse la donna, «e questo è mio marito Frivolo!».
I tre geometri, colti da malore per il continuo incremento della popolazione, svennero. Furono risvegliati grazie a una bottiglietta di aceto, che Gracile fece passare sotto i loro nasi.
Ottusangolo, una volta ripresosi, si confidò con Foscolo e Jesolo: «Qui, la situazione si fa preoccupante! Avremo presto bisogno di valutare gli ampliamenti avendo almeno dei dagherrotipi che ci consentano di valutare il prima, il durante e il dopo del nostro lavoro. Vado in città a chiamare il nostro cugino dagherrotipista, che potrà aiutarci! Sarò di ritorno per cena.»
Ciò detto, si avviò.
Fu di parola. Mentre le donne stavano ultimando i preparativi per sedersi a tavola, il giovane arrivò, tra lo stupore di tutti, con altre cinque persone.
«Amiche, amici, grosse novità!», esclamò, vedendo le facce stupite di quelli che erano da pochi giorni i suoi compaesani.
«E tutta questa gente? Da dove arriva?», domandò Ugola, cercando di trovare lo schioppo che Jesolo le aveva accuratamente nascosto.
Ottusangolo si avvicinò e spiegò la situazione: «Questo è il nostro cugino dagherrotipista, Grandangolo!»
Il ragazzo, armato dei suoi strumenti fotografici, salutò timidamente.
«E gli altri quattro?», domandò spazientita Ugola.
«Sono quattro rinomati cuochi di città che vogliono aprire una locanda qui da noi. Ho raccontato loro della nostra comunità di nani e, come vedete, si sono dimostrati subito entusiasti di venire a cercare fortuna qui! Vi presento Paiolo, Mestolo, Ciotola e Pentola!»
Ugola entrò in casa a cercare un pezzo di corda con il quale impiccarsi, ma Jesolo aveva nascosto anche quelli. Fu allora che svenne.
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