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Eh, già… lo spettacolo deve andare avanti. Indipendentemente dal fatto che non valga il prezzo del biglietto. Indipendentemente dal fatto che gli attori protagonisti rischino di dover recitare a braccio, senza neppure un canovaccio minimo. Indipendentemente dal fatto che, per mille motivi, non ci sia la rete di sicurezza. Indipendentemente da tutto, insomma.

Come quelle storie d’amore che si trascinano in quanto storie, ma senza amore. Come quei rapporti nei quali uno dei due è troppo forte. E l’altro si rassegna. Come in quei film nei quali il cattivo vince. Come in un limbo senza ritorno fatto di obblighi sempre per gli stessi, per mantenere i diritti di pochi altri. Come in un incubo dal quale ci si sveglia, per ritrovarsi in un incubo peggiore.

Una sconfitta che sembra una vittoria. Come il giorno nel quale ti sembra di stare bene solo perché hai meno mal di testa degli altri giorni. Come la partita che perdi sei a zero e, fino a quel giorno, le hai perse tutte con più di dieci reti di scarto. Come la vita che ti sembra perfetta, ma non è vita.

Difficile farsi scivolare addosso tutto. Difficile metabolizzare. Ma si deve. Perché the show must go on.

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