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Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”, che è acquistabile qui. Buona lettura!

«Che ne diresti di venire da me a cena, mercoledì? I miei nonni staranno via un paio di giorni, sempre per la questione del mare. Dovranno stare dietro all’idraulico. L’ultima volta che sono andati si sono accorti di una serie di perdite dalle tubature e hanno preso accordi con un’impresa per far rimettere tutto a posto. Ci sarà da spendere una bella cifra, ma mio nonno è sereno. Dice sempre che finché c’è la salute, c’è tutto! Come dargli torto?»
Smise per un attimo di parlare per immettersi in strada ad un incrocio.
«Allora, che ne dici? Sarà una cena tutta da ridere, te lo garantisco! Uova fritte e pastasciutta con il burro! Non so fare altro!»
Accettai senza le solite titubanze. Un po’ per evitare le sue insistenze, un po’ perché nella mia testa stava girando da qualche giorno un’idea. Una brutta, pessima idea. Suonai alla sua porta con una decina di minuti di ritardo. Venne ad aprirmi con un grazioso grembiule rosa che le copriva il petto e parte delle gambe.
«Accomodati pure! Non è ancora pronto. Ho litigato con il sugo e lui, per ripicca, si è bruciato! La pasta dovremo mangiarla proprio con il burro, come ti avevo detto domenica! Scusa un attimo, ma se non vado di là salta anche il secondo!»
Corse velocemente in cucina.
«Siediti pure sul divano. Tra un attimo sarò da te.»
Feci ciò che mi aveva consigliato. Arrivò dopo neppure un paio di minuti con una terrina stracolma di mezze penne.
«Ehm… credo di aver ecceduto un po’ le dosi, sai?»
«Un po’? Qui c’è da mangiare per cinque! Aspetta, che telefono a qualche amico.»
«Spiritoso! È stato solo un piccolo errore di valutazione! Scommetto che la finiremo in un baleno!»
Mangiammo pasta per più di un quarto d’ora, riempiendoci i piatti per ben tre volte. Dopo neppure un minuto dall’ultima mezza penna, l’annuncio del secondo, che mi ero totalmente dimenticato.
«Aspetta un attimo. Vado a prendere l’arrosto e le patatine.»
«Come? Pure il secondo?»
«Ma sì! Lo stesso secondo che stava bruciando quando sono venuta ad aprirti alla porta!»
«Se avessi saputo che avevi buttato in pentola mezza Barilla ti avrei tenuta sulla porta ancora cinque minuti.»
«E pensa che dopo c’è anche il dolce! Ben inteso, non uno di quei dolci comprati e pieni di conservanti! Questo l’ho preparato io con le mie mani solo per te.»
Sembrava molto divertita dalle espressioni del mio viso e aveva accettato le mie obiezioni come battute. Sapeva di aver esagerato, ma voleva comunque far sembrare che tutta quell’abbondanza fosse normale. Nonostante ciò che diceva, la sua cucina era decisamente ottima. Al termine di quel pasto, che definire luculliano è dire poco, il tiramisù, preparato «con tanto amore», come disse presentandomelo, quel pomeriggio. Non glielo dissi, ma una crema così leggera e così buona non l’avevo mai assaggiata prima d’allora e l’avrei assaggiata nuovamente solo in dolci preparati da lei.
«Aspetta un momento! Stappiamo la bottiglia di spumante che mi hai portato!»
Già, il mio ‘regalo’. O, meglio, il regalo di mia madre. Vedendomi uscire a mani vuote, scese in cantina e ne risalì con una bottiglia di moscato di gran marca, che impacchettò velocemente e sulla quale mise un bel fiocco vermiglio.
«Sei impossibile da sopportare, Dario! È il suo compleanno, ti invita a cena e tu non le porti neppure un pensiero! Sei sempre stato strano, caro mio, ma negli ultimi tempi sei ancora peggiorato! Mi sa che dovremo riprendere gli incontri col dottore!»
Uscii sbattendo la porta, proprio mentre diceva una delle sue frasi tipiche: «A volte mi vergogno che la gente sappia che sei mio figlio!»

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

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