Ecco, dopo un po’ di tempo dall’uscita dell’ebook (che potrete acquistare qui) il settimo giorno di vita del villaggio dei nani! Buona lettura!
Giorno 7.
La mattinata cominciò con una proposta dei cuochi.
«Abbiamo bisogno di rinforzi, perché vogliamo essere all’altezza di questa costituenda, variopinta comunità!», disse Mestolo, relazionando la piazza e così proseguendo: «Abbiamo necessità almeno di un aiuto cuoco, di un paio di pasticceri, di altri esperti in piatti che non sono il nostro forte. E poi, di qualcuno che ci aiuti per gli allestimenti della sala da pranzo. Due di noi rimarranno qui a cucinare, mentre Pentola e Ciotola andranno in due città vicine a trovare le persone che ci servono. Visto che ci muoviamo, avete bisogno di qualche altra figura che ritenete fondamentale?»
Ebola, timidamente, alzò la mano: «Io avrei bisogno di un dentista e credo che possa essere utile anche a tutti gli altri. E poi, bisognerà anche pensare alla possibilità di avere dei negozi, così che ciascuno di noi possa accedere a beni di conforto senza dover sempre disturbare gli altri. Magari, possiamo anche pensare di procedere per un po’ con il baratto e poi di battere moneta nostra!»
L’intervento di Ebola fece nascere un applauso spontaneo da parte della comunità riunita. Tranne Ugola. Lei stava ancora cercando il fucile.
Le due cuoche partirono e le attività della giornata ebbero inizio. Verso metà mattina, dal bosco, arrivò una melodia splendida che rapì tutti coloro che l’ascoltarono. Foscolo e Tiepolo, i più qualificati in fatto di arte, si mossero verso l’origine di quel suono, tornando nell’arco di una mezz’ora con un nuovo compagno d’avventura e il suo strumento musicale.
«Venite, venite tutti! Abbiamo incontrato questo fantastico musicista e l’abbiamo convinto a venire ad abitare qui da noi! Accorrete!», esclamò Foscolo.
Non passarono che due secondi, quando furono raggiunti – sfiorati, fortunatamente – da diverse pietre che arrivavano dalla casa di Jesolo e Ugola. Quest’ultima, infatti, non trovando più il fucile, si era costruita una fionda e con quella procedeva nella sua personalissima selezione all’ingresso. Le arrivò, proditoriamente, una roncolata alla nuca che la abbatté a terra.
Il nuovo arrivato, passato il primo evidente momento di imbarazzo, si presentò alla sua nuova comunità: «Sono un pianista di certa fama, ho girato le principali corti d’Europa per portare la mia arte, ma ora voglio una vita normale, insieme a persone normali. Se mi volete come concittadino, eccomi! Il mio nome è Clavicembalo!»
Ovazione della piazza, condita dai mugolii di Ugola, che cercava di riprendersi dall’atterramento perpetrato ai suoi danni.
I geometri e l’ingegnere avvicinarono subito il musicista per studiare con lui la collocazione e la forma della sua nuova casa.
Consumato il pranzo preparato da Mestolo e Paiolo, ciascuno si dedicò alla propria occupazione, fatta eccezione per Ugola che curiosamente lamentava un forte mal di testa.
Il pomeriggio passò rapidamente, bagnato anche da un paio di brevi temporali e fu verso il tramonto che gli inviati tornarono dalle città con parecchi nuovi compagni.
La prima ad arrivare alla base fu Ciotola, che convocò tutti sulla pubblica piazza per presentare le persone che aveva conosciuto e che avevano deciso di seguirla.
«Eccomi di ritorno!», esordì, «Vi presento il nuovo aiuto-cuoco, Tritaprezzemolo, un cuoco specializzato in salse e condimenti, molto famoso anche in Italia, Intingolo, e tre simpaticissime ostesse, due di origine siciliana e una che arriva dal Messico: Avola, Marsala e Tequila!»
Proprio mentre Ciotola concludeva le presentazioni, dal sentiero sbucò Pentola, con le sue “conquiste”. Si approssimarono al punto nel quale l’altra cuoca stava parlando e Pentola prese la parola: «Sono contentissima! Ho convinto a unirsi a noi un famosissimo cameriere, Tovagliolo, e due pasticceri notissimi, di origine italiana, una donna e un uomo – Bignola e Cannolo – oltre a un dentista che vorrebbe aprire uno studio da noi, il dottor Incapsulo, con la sua fidata assistente, Mandibola.»
Creolo e Creola, scrutando dietro le figure che la donna stava presentando, videro una sagoma nota: «Kampala!», esclamarono.
Si era unita, infatti, al gruppo, una loro lontana cugina, proveniente dall’Uganda. La sorpresa e la commozione fu grande tra tutti i convenuti, anche perché Ugola era ancora a letto, non sentendosi decisamente in forma.
Ci fu una grande festa quella sera, con tanto cibo, canti, balli e molta voglia di essere protagonisti di quella che stava diventando la più grande comunità di nani della Germania. Ma che dico della Germania? Dell’Europa! Ma che dico dell’Europa? Del Mondo! Ma che dico del Mondo? Della Sassonia!
Si concludeva, così, una prima settimana ricca di avvenimenti e con ben quarantatré tra nane e nani che avevano preso la residenza lì. La nostra storia, dopo aver relazionato giorno per giorno questo breve periodo, continuerà con una scansione mensile, anche perché l’esplosione demografica, alla quale con orrore guardava Ugola sin dal primo giorno, fu a dir poco clamorosa.
© Roberto Grenna – Riproduzione vietata