Dall’ebook La vera storia dei nani di Biancaneve (che potrete acquistare qui) ecco come è cresciuto il villaggio dei nani nel terzo mese! Buona lettura!
Mese 3.
La povera Ugola non usciva praticamente più di casa da qualche giorno ormai – vista la situazione di perenne crescita dell’abitato – quando sulla piazza del villaggio fece la propria comparsa un uomo già di una certa età, che spandeva in lungo e in largo effluvi d’incenso, accompagnato da due giovani e da una ragazzina che lo seguivano, ammirandone le gesta. Sia pure ancora malridotta dalla caduta capitatale tempo prima, la donna si fece coraggio e affrontò lo sconosciuto: «Altolà, chi va là, parola d’ordine!», urlò, brandendo una ramazza di saggina.
L’attempato ospite, stupito da tanta protervia, fece d’istinto un passo indietro e si mise a protezione dei giovani compagni di viaggio, facendo così svolazzare le sue bianche vesti all’aria: «Ohibò! Come mai ci accoglie così malamente, gentile signora?»
«“Gentile” lo dirà a sua sorella! Non sono gentile e non voglio altra gente in questo villag…»
Non poté terminare la frase, poiché fu colpita alla nuca da una mazzata che la privò dell’uso della parola e dei cinque sensi per una mezz’ora buona.
«Non badate a lei. È solo un po’ misantropa. Io mi chiamo Jesolo e sono il fondatore di questo villaggio. Con chi ho il piacere di parlare?»
«Io sono un sacerdote in pellegrinaggio da Roma. Il mio nome è Turibolo e sto affrontando questo viaggio con i miei giovani e fidi assistenti – nonché chierichetti – Discepolo, Apostolo e Parabola. Portiamo alle popolazioni del nord la buona novella. Dove ci troviamo, con precisione? Questo abitato non è segnato sulle mappe!»
«No, in effetti. Ne è stata cominciata la costruzione poche settimane fa. Non ha nemmeno un nome, al momento! Stiamo accogliendo qui nani da tutte le regioni d’Europa, per non dire del mondo. Ciascuno porta la propria esperienza e le proprie capacità e le mette al servizio della comunità!»
«“Comunità”… che bella parola! Sarei felice di potervi fare da guida spirituale. Che ne dice?»
E fu così che i tecnici cominciarono a progettare il centro di culto del villaggio senza nome.
Nei giorni successivi, a supporto delle attività già avviate dagli operosi nanetti, giunsero altri artigiani, negozianti e professionisti: il cugino di Agricolo, Cingolo, specializzato in mezzi meccanici per l’agricoltura; la locandiera Bettola, che si aggiunse alle ostesse Avola, Marsala e Tequila; la cacciatrice Trappola; la rigattiera, tal Carabattola col marito Straccivendolo e il figliolo, Trabiccolo; il famosissimo e prestigiosissimo andrologo, Dottor Testicolo; lo stimatissimo ginecologo, Dottor Follicolo; il celeberrimo otorino, Professor Vestibolo; lo specialista nel linguaggio dei sordi, Professor Sottotitolo; gli ortottici Monocolo e Binocolo; l’oculista, Dottoressa Macula; il virologo Ricettacolo. Poi, i circensi Trampolo, Funambolo e Spettacolo; la cercatrice e venditrice di tartufi, Trifola; i due topografi, Vicolo e Viottolo; gli spazzacamini, Comignolo e Scovolo; il comico Ridicolo; i due artigiani, marito e moglie, produttori di balocchi, Giocattolo e Trottola, con la figlia Bambola; i produttori di cotone e filati, Batuffolo e Idrofilo, insieme a due fratelli, specializzati nell’allevamento di pecore da lana e nella commercializzazione di filati, Pascolo e Gomitolo; i due cugini della provincia di Nuoro, che producevano il miglior pane Frattau dell’isola, Orgosolo e Siniscola; il produttore di conserve, Barattolo, con la moglie Pummarola; il fioraio Ranuncolo, col cugino Corbezzolo e l’amico Gladiolo; l’esperto in dispositivi di sicurezza, Antiscivolo; le produttrici di farine, Semola e Fecola; le muratrici Spatola, Carrucola e Tegola.
Giunse anche, da una lontana cittadina, un cugino di Turibolo, pure lui specializzato in cose religiose: Tabernacolo, che aprì una bottega di immagini sacre e altri oggetti di culto.
Anche la parte meno nobile del villaggio accolse nuovi abitanti, che si unirono ai vari Subdolo, Pettegola & Co.
Da un lontano Paese giunse un mago, esperto in fatture e malocchi, noto ai più col nome di Pentacolo e coadiuvato dal suo apprendista, tale Diavolo. Altro professionista del male che raggiunse quello che si poteva considerare, ormai, un sobborgo, fu Ladruncolo, che arrivò accompagnato da una sua cugina di facili costumi, Lucciola, e dalla sua degna comare, Fregola. Direttamente dalla Toscana giunse un brutto ceffo, che tanti guai aveva causato al protagonista di una fiaba per bambini, che si faceva chiamare Lucignolo.
Fu allora che, al crescere degli esponenti delle forze del male, il buon Jesolo diede ascolto alla compagna Ugola e si recò in città, al fine di reperire figure professionali che potessero intimidire quei biechi individui, anche con la minaccia di estreme conseguenze.
Rimase lontano dal villaggio parecchi giorni, ma al suo ritorno poté presentare all’ormai numerosissima popolazione il boia ufficiale: «Non è stato facile, ma sono riuscito a portare presso la nostra comunità colui che ne diventerà il giustiziere. Vi presento Patibolo, coadiuvato dalla sua assistente Botola! Dietro di loro, le due agenti che si occuperanno, quando necessario, delle ronde in paese: Frombola e Scoppola.»
Uno scrosciante applauso accolse i nuovi arrivati, a dimostrazione che il giustizialismo spiccio è caratteristica che colpisce da sempre tutti i gruppi sociali.
Romolo, abbastanza esperto di questioni di diritto, arringò la popolazione, richiamandola a più corretti principi e modi di pensare: «Sebbene convenga con voi sull’opportunità di dare un segnale chiaro a tutti coloro che vogliano delinquere e fare il male di questo villaggio, mi vedo costretto a richiamarvi all’umanità che è stata propria di questo gruppo fin dall’inizio! È per questo motivo che, al fine di non compiere errori, ho chiamato dalla vicina città di Dresda un famosissimo giudice, in grado di valutare con attenzione anche i casi più complicati. Vi presento il Dottor Scrupolo! Con lui anche i giovani apprendisti di arti forensi, Vincolo, Clausola e Regola.»
Accolti tutti i nuovi arrivati, il villaggio poteva ormai contare su quasi duecento piccole e valide persone, tutte intente a far crescere quella improvvisata, ma importante, realtà.
Le principali attività produttive erano ormai insediate, ma le braccia restavano aperte (tranne quelle di Ugola, divenuta sempre più scontrosa e alla ricerca di distanziatori sociali che le consentissero di restare quanto più possibile da sola) per chiunque volesse sposare la causa.
Fu così che, da Monaco, sopraggiunsero due sportivi di calibro internazionale alla ricerca di un luogo dove potersi preparare per le prossime gare. Li incrociarono per caso Bocciofila e Gondola mentre andavano a prendere l’acqua al fiume. O meglio, furono le ragazze a essere incrociate dal più robusto e baldanzoso dei due, dopo aver corso il serio rischio di essere colpite da un oggetto volante non identificato, che fortunatamente le sfiorò solamente.
«Gentili donzelle, perdonatemi! Avreste per caso visto atterrare da queste parti un oggetto rotondo, piuttosto pesante, proveniente da lì?», domandò, indicando un piccolo spiazzo al di là di alcune alte querce.
«Ah, quindi quel… coso… è suo? A momenti ci uccideva! È caduto poco più avanti, nel fiume. E ci ha anche infradiciate completamente!», sbottò Gondola, decisamente contrariata.
L’uomo, visibilmente mortificato, si diresse verso il punto indicato dalla ragazza e abbozzò: «Vi chiedo umilmente scusa! Spero di poter fare qualcosa per farmi perdonare! Intanto, mi presento: mi chiamo Discobolo! Il giovane che vedete venire in questa direzione è un mio caro amico, che si sta anche lui allenando per importanti gare. Si chiama Tennistavolo!»
Le due ragazze, ancora abbastanza contrariate, sfoderarono sorrisi di circostanza, ma intravidero un modo per ridurre la fatica: «Beh, un modo per farvi perdonare ci sarebbe…»
Fu così che, al villaggio, giunsero in quattro: Bocciofila e Gondola – a braccia conserte – a guidare i due sportivi, sudati come se avessero partecipato a una maratona e carichi di contenitori d’acqua in spalla e a strascico. Inutile dire che la popolazione registrò, anche in quell’occasione, un “più due”.
© Roberto Grenna – Riproduzione vietata