Posted on

Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”, che è acquistabile qui. Buona lettura!

«Oggi, diciannove anni fa, nasceva la persona più importante della mia vita. Auguri, Dario!»
L’ho aperto sulla pagina del giorno del mio compleanno. Ho un nodo alla gola. Gli occhi non funzionano più al meglio. Chissà, forse è colpa delle lacrime che li riempiono. C’è chi dice che piangere faccia bene, che consenta di sfogarsi, di scaricare le tensioni, il dolore. Io sto peggio ogni momento. Ogni lacrima mi fa sentire, se possibile, ancora più mostro. Quante ne ho fatte versare a chi mi ha voluto bene. Quante volte le ho viste rigare il suo viso, anche se lei cercava sempre di non farsi vedere. E dire che avrebbe potuto dare una svolta alla sua vita, se solo avesse accettato gli inviti di un suo compagno di corso. Accadde più o meno dopo un mese dall’inizio dei corsi del secondo anno. Passò una settimana, forse qualche giorno di più, senza il suo solito brio. Sembrava preoccupata per qualcosa e il suo comportamento riuscì strano persino per me, che tendevo a non fare caso a quelle cose. Continuava regolarmente a venirmi a prendere all’uscita dalle lezioni, ma non si dilungava mai molto su come era passata la sua mattinata. Un giorno, poi, arrivò con più di venti minuti di ritardo.
«Scusami, ma ho avuto un inconveniente. Spero tu non sia arrabbiato.»
«No. Stavo per andare a prendere l’autobus.»
Non avevo quasi mai l’occasione di viaggiare con la macchina di mio padre. Un po’ perché a lui serviva spesso e volentieri, un po’ perché Mara mi scarrozzava avanti e indietro. Non vidi il suo solito sorriso. Mi lasciai andare ad un «Che c’è?»
Non rispose subito.
«Niente di particolare, Dario.»
«Sicura?»
«Sì! Non ti preoccupare.»
Dopo qualche momento di silenzio, riprese.
«Ma chi voglio prendere in giro? C’è una cosa che mi preoccupa e che riguarda tutti e due! Il fatto è che ho paura che tu ti arrabbi! Prometti di non arrabbiarti?»
Annuii.
«Sicuro?»
«Ma sì che sono sicuro, dai!»
Prese un profondo respiro.
«Beh, da qualche tempo a questa parte si è unito al gruppo con il quale studio, Viviana, Elisabetta, Marta e Piero, un ragazzo che Elisabetta ha conosciuto di recente. È uno che avevo intravisto già l’anno passato, non molto alto, moro. Uno che mi è stato poco simpatico da subito. So che Betty gli ha detto di unirsi a noi perché le piace molto e vorrebbe avere l’occasione di conoscerlo meglio, ma è successa una cosa abbastanza antipatica. Il tizio in questione, proprio stamattina, è venuto a cercarmi, chiedendomi di andare a mangiare un boccone con lui. Come potrai facilmente immaginare, ho rifiutato, spiegandogli che non sarei rimasta all’università in pausa pranzo. Subito prima di venire qui, appena finita la lezione di Geometria due, è ritornato alla carica, chiedendomi di uscire sabato sera. Ho cercato di liquidarlo il più velocemente possibile, ma non voleva saperne di lasciarmi andare. Gli ho detto di lasciarmi perdere, che ero già impegnata e che avrei dovuto vedermi con il mio ragazzo, ma lui ha risposto dicendo che non sarebbe stato un problema, che dopo un’uscita con lui non avrei più nemmeno pensato all’altro. Sono quasi scappata, arrivando di corsa alla macchina, ma adesso ho un po’ paura. Sai, oggi pomeriggio alle quattro ho di nuovo lezione e mi toccherà sicuramente rivederlo. Mi guarda con due occhi che mostrano tutta la sua autostima e mi incute soggezione!»
L’avevo ascoltata con attenzione, anche perché era molto agitata.

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *