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Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”. Buona lettura!

«Io credo in te! Profondamente! Sono veramente convinta che, se tu solo lo volessi, potresti laurearti in poco tempo e con un voto molto alto! Non sprecare la tua intelligenza e tutte quelle qualità che hai dimostrato fino a pochi mesi fa!»
Mi abbracciò con forza, ma al contempo con dolcezza.
«Ti prego! Provaci, almeno! Io sono disposta ad aiutarti! In ogni modo! Che ne dici?»
Dimostrò con i fatti che quella frase rispondeva a verità. Ricordo che la preparazione effettiva per l’orale di Geometria durò sì e no un paio di settimane. Il tempo restante le fu necessario per cercare di infondermi un po’ di fiducia. Penso che tutti i suoi sforzi sarebbero stati vani, senza l’incontro che ebbi con il mio ex professore di matematica. Fu per caso, un caldo pomeriggio di inizio agosto, in città.
«Non mollare, Dario! Sono sicuro che anche Elena ti direbbe le stesse cose!»
Concluse con questa frase la mezz’ora abbondante di dialogo che ci fu tra noi. Avevo proprio sbagliato il giudizio sul suo conto, all’epoca di Firenze. Si era particolarmente legato a me, cercando di infondermi un po’ di coraggio di vivere, di darmi, talvolta, quelle scosse positive che mi svegliavano quando mi adagiavo un po’ troppo. Come in quell’occasione. So che, ultimamente, ha avuto dei problemi piuttosto seri di salute. Nel mio egoismo, non sono stato in grado di andare a trovarlo neppure una sola volta, in ospedale. Chissà come la prenderà, quando verrà a sapere. Più sento che il momento si avvicina, più avverto un senso di irrequietezza. Non so se si tratti di paura o, piuttosto, di un sano desiderio che esso giunga al più presto. Di sicuro, non avrò tentennamenti.
«Beh, qualche giorno al mare te lo sei proprio meritato! Un bel week-end rilassante, poi il rush finale! Ti va?»
Trascorremmo l’ultimo fine settimana di agosto in tenda, a pochi metri dalla spiaggia. Senza parlare di libri, professori, università. Oserei dire, due giorni sereni. Riuscì nella sua impresa. Un trenta, partendo da un diciannove di media sui tre scritti intermedi. O, meglio, sui tre scritti più il recupero.
«Un orale esemplare! Complimenti!»
No. Non a me. A chi aveva avuto la costanza di preparami. Era veramente un’insegnante nata. Sapeva unire pazienza e fermezza, non facendo mai pesare troppo gli errori ed enfatizzando, talvolta anche oltre misura, i progressi compiuti. Ebbi modo di notarlo anche durante le lezioni di esercitazione che svolse agli studenti del primo anno per realizzare la seconda parte della sua tesi. Riusciva a spiegare gli argomenti in molte maniere diverse, trovando spesso esempi calzanti, in grado di renderli immediatamente più chiari. Su consiglio del suo relatore, poi, aveva anche preso l’abitudine di fare svolgere qualche esercizio alla lavagna ai poveri sventurati che presenziavano nell’aula insieme a lei.

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

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