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Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”. Buona lettura!

«Pasetti mi ha detto che, in questo modo, potrò immediatamente controllare la preparazione e il livello di attenzione dei miei studenti. Pare che, verso la fine del corso, presenzierà lui stesso ad un paio di lezioni per rendersi conto di persona del mio lavoro. Speriamo che lo valuti positivamente, così potrei addirittura concludere tutto alla fine di luglio.»
Lo valutò più che positivamente.
«Che ne direbbe di un dottorato?»
Quella domanda la mise in difficoltà.
«Beh, ci penserò! Subito dopo la laurea le farò sapere qualcosa.»
Volle rendermi partecipe di tutte le sue riflessioni, dei punti che considerava a favore di una risposta positiva, delle perplessità che, invece, la spingevano a rifiutare quella proposta.
«Certo che sarebbe una gran cosa! Pensa! Prima ricercatrice e poi, con un po’ di fortuna, professoressa all’università! Altri quattro anni sui libri, però, sarebbero un periodo di tempo piuttosto lungo! Finirei, se tutto dovesse andare bene, a ventisette, ventotto anni. Mamma mia! Che dura scelta! Cosa ne pensi, tu?»
«Che la vita è la tua. Sei tu a dover valutare pro e contro per decidere.»
Ecco la grande differenza tra lei e me. Il suo altruismo, che dimostrava ogni qual volta cercava di consigliarmi. La mia ignavia, che, incurante dei suoi problemi e delle sue indecisioni, mi spingeva a non immischiarmi nelle sue scelte. Il sei di luglio sostenne l’ultimo esame previsto dal piano di studi. Il venti, alle nove e mezza del mattino, era davanti alla commissione a discutere la sua tesi.
«Dario! Guarda! L’ho finita!»
Fui la prima persona che vide la sua opera conclusa.
«Brava! Sono contento per te.»
Che bugiardo! Non sono mai stato capace di provare sentimenti positivi, puri, nei suoi confronti. Provare felicità per qualche cosa che mi interessava marginalmente, poi! Figurarsi.
«Ti va di accompagnarmi fino all’università? Il mio relatore mi ha detto che vuole vedere l’ultimo capitolo oggi stesso, così da farmi sapere subito quante e quali correzioni apportare. Non riuscirei a restare là, da sola, mentre si decide del mio futuro!»
Mezz’ora. Tanto durò il suo supplizio. Ad ogni espressione corrucciata, un sospiro. Ad ogni sorriso, un leggero rilassamento de muscoli del viso.
«Beh, direi che può andare! Le consiglierei di dare un’occhiata alla forma di qualche frase: qui, qui e qui, per la precisione.»
Segnò con la matita alcuni punti poco chiari.
«Per il resto, direi che si tratta di un ottimo lavoro! Pensa di riuscire a preparare le quattro copie necessarie nei pochi giorni che le restano a disposizione?»
Uscimmo dalla saletta quasi di corsa. Le sue mani a stringere i fogli al petto.
«Ah, signorina!»
«Sì?»
Tornò verso la porta con altrettanta velocità.
«Mi permetterei ancora di insistere per il dottorato. Con la sua preparazione, il concorso è praticamente già superato. E poi, l’università italiana avrebbe proprio bisogno di persone come lei!»

© Roberto Grenna – Riproduzione vietata

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