Ecco qualche altra pagina del romanzo “Il fiume”. Buona lettura!
La sua espressione, durante il viaggio di ritorno, manifestava alla perfezione il conflitto interno provocatole dalla gioia dovuta al superamento dell’ultimo scoglio prima della laurea e dalla preoccupazione per quella decisione, così importante, così imminente.
«Senti, vorrei veramente che tu mi dessi un suggerimento, che mi dicessi cosa ne pensi!»
«Te l’ho già detto! Non devo essere io a decidere!»
«Ma a me basta un consiglio! Cosa faresti, tu, al posto mio?»
Riflettei per qualche secondo, durante il quale si sentì solamente il robusto rumore provocato dal motore di Bonnie.
«Non accetterei.»
Nessuna spiegazione. Solo due parole, ma molto pesanti. Visse le due settimane precedenti l’evento con una frenesia inarrestabile. Rivedendo i suoi gesti, il mio cuore si riempie di tristezza. Stava lavorando in maniera forsennata per coronare quel sogno che, prima che suo, era stato di coloro che l’avevano messa al mondo e cresciuta. Ignari, purtroppo, del destino che li attendeva.
«Sai, penso proprio che se i miei fossero ancora qui, sarebbero anche più nervosi di me! Non so nemmeno se riuscirò a chiudere occhio, stanotte! Sono stanchissima, ma ho un’agitazione addosso!»
Neppure dieci minuti dopo si addormentò con la testa appoggiata sulla mia spalla. Aveva dato completamente fondo alle sue energie. La battitura a macchina di quell’ultimo capitolo fu particolarmente laboriosa, anche a causa del fatto che si trattava di una ottantina di pagine formato protocollo. La realizzazione dei lucidi, poi, data la totale inesperienza in quel campo, si risolse con una quindicina di fogli di carta acetata gettati via. Va detto, anche per colpa mia. Mezz’ora di discussione, non di più. Una sicurezza esemplare.
«Noi, professor…»
Quella formula sempre così uguale annunciò il massimo dei voti. Non solo. Anche la menzione per il suo fantastico libretto. Una lacrima, sincera, le venne dal profondo. Una lacrima di gioia, la carezza che sua madre e suo padre le vollero far sentire. I suoi nonni, seduti in seconda fila, proprio dietro di lei, applaudirono con orgoglio. Io, quasi distrattamente. È pazzesco. Restai quasi indifferente di fronte a quel suo successo. Al successo di colei che mi ha amato visceralmente, che si è impegnata per restituirmi a quel mondo che io, stupidamente, ho sentito sempre più distante. Colei che, per me, è andata contro se stessa, contro ciò nel quale credeva ferventemente. Se vogliamo, contro Dio e i suoi comandamenti. Solo e unicamente per me. Il suo abbraccio fu ancora più caldo del solito.
«Ce l’ho fatta! Hai visto, Dario? Ci sono riuscita!»
Gli occhi tradivano quell’emozione che cercava di celare dietro i suoi sorrisi. In fondo all’aula, in piedi, i miei genitori. Non mi sorpresi nel vederli. La abbracciarono anche loro, insieme, come avevano fatto i suoi nonni pochi istanti prima.
«È stupendo sentire attorno a sé il calore della propria famiglia! Grazie a tutti! Scusate se non so dire altro, ma sono così confusa! Le voci mi rimbombano in testa! Non capisco più nulla!»
Mi si avvicinò nuovamente. Cinse il suo braccio sinistro attorno ai miei fianchi.
«Vieni a fare una foto con me! È il momento più importante della mia vita e voglio dividerlo con te!»
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