Anna Maria Zwanziger, nata Anna Margaretha Schonleben, è una vedova nera tedesca.
Appena maritata a un notaio di nome Zwanziger (nozze avvenute il 5 ottobre 1778), depressa per il fatto che il marito la trascurasse, spesso ubriacandosi, tentò il suicidio.
Nonostante le fonti siano concordi a definirla brutta, anche storpia, ebbe, oltre al marito, più amanti. Non solo, durante il suo matrimonio, conclusosi il 20 gennaio 1796 con la morte dell’uomo, fu anche da lui obbligata a prostituirsi per contribuire alla gestione economica della famiglia, considerando anche i due figli nati dalla relazione.
La donna era psicologicamente instabile e incapace di accettare la realtà, spesso confondendo la fantasia con i fatti realmente avvenuti.
Fu costretta a mantenersi prostituendosi, lavorando presso una fabbrica di giocattoli, come parrucchiera, come serva, producendo dolciumi, peregrinando per varie città (Vienna, Francoforte, Ratisbona, Würzburg).
Sembrerebbe aver avuto un figlio con un intellettuale ungherese, mentre si trovava a Vienna, che non sopravvisse.
A quarantadue anni rimase nuovamente incinta. Il successivo intervento di aborto le rovinò la salute, facendo sì che tentasse nuovamente il suicidio per un paio di volte, dapprima provando a tagliarsi le vene, poi buttandosi nel fiume Pegnitz. L’amante del momento, un barone amico del marito, stanco della sua instabilità, la congedò in malo modo.
Prima di intraprendere la sua carriera omicidiaria, la donna ebbe una relazione con un anziano generale, sognando di trasferirsi con lui nuovamente in una grande città. Purtroppo per lei, egli tornò a Monaco da solo, per ritrovare la sua compagna. La Zwanziger, dopo avergli scritto, raggiunse la Baviera convinta che avrebbe cominciato con lui la sua nuova vita.
Respinta, si trasferì in una casa a fianco di quella del generale, e assunse una serie di atteggiamenti ossessivi nei confronti dell’uomo, che ebbe non poche difficoltà a liberarsi di lei.
Si presentò come domestica a uomini soli, possibilmente ricchi e piacenti, prendendosi cura di loro, mostrando le proprie abilità di massaia, cuoca e donna, per convincerli a convolare poi a giuste nozze.
Il suo primo obiettivo fu un giudice cinquantenne di Kasendorf, di nome Wolfgang Conrad Glaser, alla quale si presentò con il cognome Schönleben.
L’uomo e la moglie, sebbene separati, erano ancora formalmente sposati, così la Zwanziger fece sì che la donna si riconciliasse con il marito, per poi avvelenarla con the all’arsenico.
Sbarazzato il campo dalla rivale, delusa dal fatto che il giudice non l’aveva chiesta in sposa, la domestica tentò di avvelenare alcuni amici del suo datore di lavoro, provocando loro solo dei malori. Fu licenziata e ricominciò la sua caccia.
Si fece assumere, a settembre del 1808, da un altro giudice, il trentottenne Grohmann.
Trascorse le prime settimane tentando di avvelenare due domestici a servizio nella stessa casa, avvelenando loro la birra, nonché alcuni ospiti del padrone di casa, non ottenendo, però, risultati apprezzabili.
Somministrò l’arsenico anche su quello che avrebbe voluto diventasse suo marito, acuendo i malesseri dovuti a un attacco di gotta, così da potersi prendere cura di lui.
Quando il giudice si fidanzò con un’altra donna, Anna divenne ossessiva, nei suoi confronti, arrivando a controllare tutta la posta che transitava in casa, in maniera talmente palese da essere scoperta.
Grohmann organizzò il matrimonio con la fidanzata, ma improvvisamente la sua salute peggiorò. Morì nel maggio del 1809. La morte fu attribuita dai medici a un peggioramento delle condizioni di salute dell’uomo, cosicché la Zwanziger fu libera di trovarsi un altro impiego, sempre presso un giudice: Richter Gebhard, sposato con una ragazza con parecchi problemi di salute che era in procinto di partorire.
Dopo nemmeno una settimana dalla sua assunzione, la signora Gebhard morì in preda ad atroci dolori di stomaco, avvelenata con birra all’arsenico.
L’esame autoptico rivelò che la donna era affetta da un parassita intestinale, di fatto scagionando ancora l’assassina.
Durante la permanenza in quella casa, la Schönleben ebbe modo di tentare l’avvelenamento di alcuni componenti della servitù, oltre che di ospiti da lei considerati arroganti. I continui malesseri delle persone che lo circondavano resero sospettoso il padrone di casa, che ebbe modo di convincerla ad allontanarsi, dietro promessa di una lusinghiera lettera di referenze.
La donna, prima di andarsene, provvide a versare arsenico nelle saliere, nelle zuccheriere e nei contenitori di caffè della casa, oltre a dare un biscotto inzuppato di latte e veleno al figlio di Gebhard, facendolo morire tra spasmi atroci, convincendo il padre a contattare la polizia.
Le autorità arrivarono a identificarla come artefice di numerosi casi di avvelenamento presso differenti datori di lavoro, portando al suo arresto il 18 ottobre 1809.
Le autopsie svolte sul cadavere riesumato della signora Glaser, del giudice Grohmann e della signora Gebhard confermarono che le tre persone erano state vittima di avvelenamenti da arsenico.
Durante le indagini apparve chiaro agli inquirenti come la donna fosse disturbata e, al termine delle stesse, alcuni medici interpellati per certificarne la sanità mentale ebbero modo di affermare che non fosse assolutamente più in grado di distinguere la realtà dalla fantasia.
La sua condanna a morte, sancita il 7 luglio 1811, fu eseguita il 17 settembre dello stesso anno, mediante ghigliottina.
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Fonti:
M. Newton, Dizionario dei serial killer, Newton Compton Editori, Milano 2004.
http://guide.supereva.it/giallo_e_noir/interventi/2004/09/175688.shtml
https://it.wikipedia.org/wiki/Anna_Maria_Zwanziger
https://serialkillercalendar.com/ANNA-MARIA-ZWANZIGER-POISONOUS-SERIAL-KILLER.php