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Tra poche settimane sarà – come ogni anno – il momento della scelta per tante Ragazze e per tanti Ragazzi che ora stanno frequentando, con tutte le difficoltà dal caso e del periodo, la terza media. Come scegliere quella che diventerà per i seguenti cinque anni la “propria” scuola? Come fare a non avere ripensamenti, a non chiedere dopo pochi mesi, o anche dopo qualche anno, un cambio talvolta radicale di indirizzo?

Ricette non ce ne sono. Non ce n’erano nemmeno quando – nel lontano 1987 – scelsi di frequentare l’I.T.I.S. “Volta”, specializzazione informatica. E fu una scelta sul serio, dato che nei miei pensieri c’era anche l’ipotesi di frequentare un corso che con l’informatica c’entrava come i cavoli a merenda: quello che all’epoca si chiamava alberghiero. Sì, avevo la velleità di diventare cuoco, di imparare a cucinare manicaretti che potessero far andare in brodo di giuggiole chi li avesse mangiati. Ma non avevo solo quell’interesse. No. Fin da piccolo, grazie al lavoro di mio padre, ho imparato a conoscere e a frequentare i computer, quelle che per molti sono macchine infernali cariche di sentimenti negativi e assolutamente indomabili e padrone del proprio e dell’altrui destino.

Durante l’ultimo anno di medie, poi, ebbi modo di partecipare con la mia classe a una giornata di orientamento con dei professionisti del settore che ci sottoposero ad alcune batterie di test e a un colloquio motivazionale. Risultato? “Dovrebbe iscriversi al liceo scientifico”. Ottimo. Un’altra possibilità. Tanto per ingenerarmi maggiore confusione.

La mia fortuna? Nessuno che mi spingesse a scegliere un percorso piuttosto che un altro. I miei genitori mi dissero una cosa semplicissima: «Scegli quello che vuoi!». So che non per tutti c’è questa possibilità, ma io la ebbi. E, credo, la sfruttai abbastanza bene. Decisi per informatica, coltivando come hobby quello della cucina (ma rimanendo a livelli prossimi alla barbarie, purtroppo) e feci dell’informatica e della passione per i computer dapprima una, poi due professioni. Già… perché all’inizio pensavo di fare il programmatore, come si chiamavano allora… poi ho conosciuto un Docente – la maiuscola non è messa a caso – che mi ha insegnato molto più che la sua materia (che, per inciso, era la matematica): mi dimostrò come essere un “adulto di riferimento”, come sono definiti gli insegnanti. Mi contagiò con la semplicità con la quale trasmetteva la passione per la sua materia, facendomi pensare che, forse, mi sarebbe piaciuto essere come lui. Lui che è nato il mio stesso giorno, il 5 gennaio, solo di qualche anno prima. Lui che, quando assunsi per la prima volta l’incarico di Dirigente Scolastico, divenne uno dei miei più stretti collaboratori. Lui che, quando gli dissi, scherzando, «Guarda che tutto questo [il fatto di essere diventato Dirigente scolastico, NdA] è colpa tua!», mi rispose sorridendo: «Mi fa solo piacere avere colpe del genere!».

Ho avuto fortuna, nella vita. Ho avuto la possibilità di fare ciò che mi piaceva – o che ho scoperto strada facendo che mi piacesse – e sto cercando di far sì che per tante altre Ragazze e per tanti altri Ragazzi possa essere la stessa cosa. Ma, soprattutto, ho capito che un percorso, per lungo che sia, non stancherà mai se sarà affrontato con passione. Solo un consiglio mi sento di dare a chi deve scegliere la sua prossima scuola: chiudi gli occhi e senti ciò che ti fa stare bene, che ti appassiona, che ti interessa e che non ti pesa. Quella è la strada che, probabilmente non faticherai a seguire…

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